Primo vaccino in un cerotto, la speranza made in Puglia: risultati positivi. Parla il ricercatore che lo ha scoperto

La speranza di un vaccino per il coronavirus Covid-19 parla anche pugliese. E' di Bari, infatti, Andrea Gambotto, componente del team di scienziati che,...

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La speranza di un vaccino per il coronavirus Covid-19 parla anche pugliese. E' di Bari, infatti, Andrea Gambotto, componente del team di scienziati che, all'Università di Pittsburgh, ha realizzato un vaccino-cerotto, con buoni risultati di efficacia sui topi da laboratorio. Una volta sottoposti al vaccino, i topi sono in grado di produrre gli anticorpi contro il Covid-19, disattivandone la portata virale.

 

Il vaccino è stato sviluppato dai ricercatori della School of Medicine dell'Università di Pittsburgh, centro di eccellenza nella lotta alle malattie emergenti del quale Gambotto fa parte dal 2003, quando realizzò il primo vaccino contro un coronavirus emergente, quello della Sars. Il vaccino non fu poi sperimentato sull'uomo, perché nel frattempo l'epidemia si risolse, ma nel 2014 sempre Gambotto ha esaminato il coronavirus Mers, riportando i suoi studi sulla rivista EBiomedicine allegata a Lancet. 

In una videoconference con la Gazzetta del Mezzogiorno, in collegamento da Pittsburgh con il rettore dell'Università di Bari Stefano Bronzini e il preside della Scuola di Medicina Loreto Gesualdo, rispondendo alle domande del giornalista Nicola Pepe  il professor Gambotto ha spiegato che «il vaccino non sarà disponibile per i prossimi sei/otto mesi». Al più, ha spiegato, «sarà disponibile in un anno, 16 mesi al massimo. Il prossimo coronavirus sarà come un'influenza se il vaccino funziona. Ci lasceremo questo problema alle spalle. Sarebbe un grandissimo risultato. Abbiamo sequenziato il Dna di questo coronavirus, lo conosciamo e una volta trovato il vaccino sapremo come comportarci anche in futuro. Ciò che aspettiamo ora, in tempi più rapidi, è farmaco che possa trasformare questa malattia da potenzialmente mortale a curabile».

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Laureatosi all'Università di Bari nel 1994, Gambotto ha dunque contribuito alla realizzazione di “PittCoVacc”, questo microcerotto - 1,5 centimetri il lato -, «grande quanto un polpastrello - ha spiegato Gambotto al Sole24Ore - contenente 400 micropunture in grado di erogare il vaccino e rendere immuni entro un periodo variabile dalle due alle 4  settimane». Il vaccino inietta nel corpo la proteina "Spike" che attiva gli anticorpi contro il coronavirus, proteina - dice ancora lo scienziato - «prodotta in laboratorio». Secondo Gambotto, se la Fda autorizzasse il passaggio del test direttamente sull'uomo, in 5 mesi si potrebbe cominciare la produzione del vaccino su larga scala, che non sarebbe comunque disponibile per tutti prima di un anno.  Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia