«Quanto accade negli ospedali del Nord deve essere di esempio alle strutture sanitarie del Sud per essere preparati». È il principio ribadito dalla virologa...
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In più c’è la rete della medicina del territorio, in affanno per la carenza di dispositivi di protezione individuale. Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha azzerato tutte le attività sanitarie programmate e le visite domiciliari deimedici di famiglia con il doppio obiettivo di liberare risorse umane per gli ospedali, da una parte, e di evitare che si contagino i medici della medicina generale. Capua ha lanciato ipotesi che fanno riflettere: «Io credo che ci siano dei fattori, che ancora non conosciamo, che possono favorire la diffusione e la permanenza del virus, eventualmente legati alle strutture ospedaliere. Esistono esempi precedenti: il virus Sars 1 era circolato attraverso la condotta dell’aria dell’Hotel M a Hong Kong. Oggi noi dobbiamo essere certi che il coronavirus non sia entrato negli impianti di aerazione di edifici vetusti».
La quota di sanitari contagiati è altissima, pari all’8,3 per cento di tutti i positivi al coronavirus, secondo una rielaborazione della Fondazione Gimbe (al 17 marzo) su dati forniti dall’Istituto superiore di sanità. In Italia, l’altro giorno, è stata toccata quota 5.760 contagiati. Un problema gravissimo e serissimo con un numero alto di sanitari eroi e una percentuale, fortunatamente bassa, di defezioni denunciate dal presidente dell’Ordine dei medici di Lecce, Donato De Giorgi, che per quanto accade in Asl Lecce ha parlato di “epidemia” da sciatalgia e cefalee. Sempre stando alla Capua, la paura del virus e quindi la corsa agli ospedali (in prima battuta perché almeno in Puglia gli accessi al pronto soccorso hanno subito una brusca frenata) potrebbe aver aiutato la diffusione dell’epidemia o almeno non ha migliorato la situazione. E punta il dito sulle bufale che alimentano le paure.
Cosa si può fare? Affidarsi alla scienza e alle buone prassi di prevenzione. Un punto dirimente è quello dei tamponi per i sanitari, ad oggi non effettuati a tappeto, ma lì dove si sono registrati casi di positività, fare il tampone e mettere in sicurezza l’ospedale perché si andrebbero a individuare anche i positivi asintomatici. E non solo. Ci sarebbe il vantaggio di avere certezza che il personale in servizio è negativo, pertanto nella possibilità di sostituire chi, invece, deve stare in quarantena perché positivi o per avuto contatti stretti con chi ha contratto il Covid-19. Altro capitolo è quello dell’igiene e sanità pubblica, presente in tutte le Asl pugliesi anche se lamentano carenza di organico. Sul Sisp grava oggi tutta l’attività di prevenzione e monitoraggio delle quarantene, un compito gravoso visto che si parla di centinaia di persone. Per questo sarebbe importante dirottare parte del personale impegnato nei distretti socio sanitari che al momento hanno visto nettamente ridotta la loro attività.
È personale che, ad esempio, può essere utilizzato per il monitoraggio delle persone in quarantena liberando il personale dell’igiene pubblica che deve mettere in atto anche le azioni di prevenzione negli ospedali e potrebbero essere supportati anche dai tecnici della prevenzione in forze ai Dipartimenti di prevenzione. Gli ospedali nonostante tutto non hanno un numero di ricoverati Covid da determinare criticità, mentre sono bisognosi di cure e attenzioni i pazienti fragili che non possono ricevere trattamenti domiciliari attualmente sospesi, magari hanno i parenti in isolamento per cui vivono una triste e drammatica solitudine. Sul fronte dei tamponi la Regione sta allargando le maglie aumentando il numero di laboratori Covid perché oggi la risposta lenta degli esiti del tampone è una falla nel trattamento clinico dei positivi. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia