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Il Consiglio regionale è pronto a cambiare volto, anche se ancora restano “appese” le decisioni sui ricorsi presentati dai candidati Sergio Blasi, Teresa Cicolella e Francesco Lanotte. Ieri mattina, la Prefettura di Bari, su richiesta del Tar Puglia, ha effettuato nuovamente i conteggi, stilando due diverse ipotesi di composizione dell’Assise pugliese e riattribuendo i seggi ai gruppi politici.
Le ipotesi
In una ipotesi, quella più probabile, al centrosinistra vengono attribuiti 27 seggi anziché gli attuali 29; nella seconda ipotesi, invece, alla maggioranza vengono assegnati ancora 29 posti. Le due configurazioni del Consiglio sono state fatte in attesa che i giudici amministrativi decidano quale premio di maggioranza attribuire alla coalizione di Emiliano: lo scorso marzo, il Tar Puglia, accogliendo i ricorsi presentati da due esponenti del centrodestra, Vito De Palma e Antonio Scalera, e da Domenico De Santis (Pd), nel dispositivo sottolineò che il premio di maggioranza deve essere “ricalcolato al netto dei voti ottenuti dalle liste che all’interno della coalizione vittoriosa non hanno superato la soglia del 4%”. Questo, quindi, dovrebbe comportare la riduzione a 27 seggi per il centrosinistra, ma sono ancora pendenti altri ricorsi.
Ecco perché la prefettura di Bari ha rifatto i calcoli prospettando due ipotesi diverse, l’esito di questo lavoro è stato ieri trasmesso ai giudici ai quali spetterà comunque l’ultima parola.
Resterebbero invariati i 5 seggi assegnati al Movimento 5 Stelle, i 4 alla Lega e i 6 a Fratelli d’Italia, mentre cambierebbe la distribuzione dei seggi alle altre liste della minoranza di centrodestra, con Forza Italia e la Puglia Domani che guadagnerebbero un seggio ciascuna, ottenendo quattro seggi e vedendo l’ingresso in Consiglio regionale di Antonio Paolo Scalera e Vito De Palma. Questa è l’ipotesi di composizione del Consiglio più probabile.
Però, la Prefettura ha stilato anche una seconda ipotesi di composizione dell’Assise che prevede l’attribuzione di 29 seggi alla maggioranza (come sollecitato nel ricorso di Domenico De Santis): in questo caso Longo, Mazzarano e Pendinelli sarebbero comunque fuori, mentre Mennea e Lanotte risulterebbero eletti. L’8 luglio il Tribunale amministrativo tornerà a riunirsi per mettere l’ultima parola sulla querelle e disegnare il Consiglio regionale definitivo. Al momento, però, la configurazione più probabile è quella che attribuisce 16 seggi al Pd anziché 15, 5 ai Popolari anziché sette e 6 a “Con” anziché 7. Questo perché, come spiegato, a marzo i giudici (presidente Carlo Dibello ed estensore Giacinta Serlenga) hanno demandato al prefetto di Bari, quale commissario ad acta, la “rinnovazione dell’intero sub-procedimento di assegnazione dei 27 seggi, ivi compresa la ripartizione interna dei seggi spettanti alla coalizione di maggioranza”.
I giudici infatti, oltre ad aver accolto il ricorso principale dei candidati non eletti del centrodestra, hanno anche accolto - di qui la diversa ripartizione dei seggi tra le liste del centrosinistra - il ricorso incidentale presentato da Michele Mazzarano (Partito democratico). I provvedimenti del Tar Puglia ridisegnano la composizione del Consiglio regionale, con la maggioranza di centrosinistra che perde due seggi scendendo a 27 consiglieri in favore del centrodestra che sale a 17. Resta comunque solida la maggioranza di Emiliano che può contare sul sostegno, acquisito dopo le elezioni, di quattro dei cinque consiglieri M5S che sono entrati in maggioranza. Il governatore Emiliano, pur avendo portato a casa 759.732 voti, è stato “danneggiato” dalle 15 liste civetta, dal momento che alla ripartizione dei posti hanno partecipato solo i voti portati da Pd, Con e Puglia popolare (che sono pari 499.368): gli altri 250mila voti sono stati nei fatti persi.
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