Un lungo elenco di infrastrutture: cavalcavia ferroviari, passaggi a livello, canali, ponti, edifici pubblici: la Regione Puglia, dopo le polemiche tra governo nazionale e...
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Ogni ente e azienda ha trasmesso agli uffici regionali un proprio elenco, a sua volta la Regione ha impacchettato e inviato al Mit, come chiesto 10 giorni fa da Roma. Non c'è un ordine di priorità e questo renderà complicato il compito del provveditorato alle Opere pubbliche, ma in dieci giorni con gli uffici a mezzo servizio per via delle ferie estive di più non si poteva fare, dicono dall'assessorato regionale ai Trasporti. Il Mit, però, ha concesso una sorta di proroga agli enti locali: Regioni, Province e Comuni potranno integrare gli elenchi anche nelle prossime settimane, senza essere sanzionati.
Il muro contro muro è stato evitato con un compromesso che accontenta tutti, in questo modo il governo potrà iniziare ad avere una idea degli interventi urgenti da programmare, mentre Comuni e Province avranno più tempo per effettuare verifiche sullo stato di salute di strade, ponti ed edifici pubblici. Lo scorso 20 agosto, in seguito al crollo del ponte Morandi a Genova, il ministero ha inviato una lettera a tutti gli Enti locali italiani chiedendo che entro e non oltre il 30 agosto i presidenti delle Regioni, delle Province e i sindaci trasmettessero al ministero un elenco degli interventi necessari per rimuovere condizioni di rischio riscontrate nelle tratte infrastrutturali di competenza, allegando adeguate attestazioni tecniche, indicazioni di priorità e stima indicativa dei costi. Dopo la tragedia in Liguria, il provveditorato per le Opere pubbliche del Mit ha quindi disposto un monitoraggio dello stato di conservazione e manutenzione delle opere di competenza degli enti locali. Ma Comuni e Province si sono ritrovati in enormi difficoltà per carenza di personale e per il poco tempo a disposizione. Il primo ad alzare la voce contro il governo giallo-verde era stato proprio l'assessore Giannini: «Il crollo del ponte Morandi ha messo in evidenza l'inadeguatezza e l'inefficienza dell'attuale governo che, invece di affrontare in maniera seria ed organica la questione, si è limitato ad applicare la logica dello scaricabarile, intimando a Regioni, Province e Comuni, di procedere entro 10 giorni al monitoraggio dello stato di conservazione e manutenzione delle opere, viarie e non, con indicazione degli interventi necessari alla eliminazione dei rischi riscontrati, corredati da attestazioni tecniche, indicazioni di priorità e previsioni di spesa. Ma a Roma sanno che Comuni e Province non hanno risorse umane e finanziarie per ottemperare alla intimazione, tanto meno in 10 giorni?».
A rendere la ricognizione più complicata l'inserimento nell'elenco delle infrastrutture a rischio non solo strade e ponti, ma anche gli edifici pubblici, come scuole e asili, e case abbandonate. Anche il presidente dell'Anci nazionale, Antonio Decaro, aveva protestato: «Dieci giorni sono troppo pochi», era stato il suo commento. «Ci sono aveva sottolineato - 250mila stabili a rischio crollo: nei centri storici e nei Comuni in via di spopolamento. Soprattutto nel nostro Mezzogiorno. I palazzi degradati in alcuni casi sono mine quando attaccati a stabili sani e abitati. Queste strutture vengono abbandonate spesso per questioni ereditarie ma i sindaci possono fare pochissimo». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia