Bestiame sbranato dai lupi, Coldiretti denuncia la mattanza: «Danno per 13 milioni di euro»

Bestiame sbranato dai lupi, Coldiretti denuncia la mattanza: «Danno per 13 milioni di euro»
Capre, pecore e mucche sbranate dai lupi nei pascoli e nelle stalle: la mattanza in Puglia continua. E a lanciare l'allarme è Coldiretti Puglia. “Con la...

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Capre, pecore e mucche sbranate dai lupi nei pascoli e nelle stalle: la mattanza in Puglia continua. E a lanciare l'allarme è Coldiretti Puglia. “Con la preoccupante proliferazione di lupi, cani inselvatichiti e ibridi che, anche per effetto del Covid con le limitazioni alla movimentazione in città e nelle aree rurali durate mesi, si sono moltiplicati e attaccano gli animali negli allevamenti".

La denuncia dopo i ritrovamenti di animali morti

La denuncia arriva dopo gli ultimi ritrovamenti di animali morti e feriti nei pascoli e negli allevamenti della regione. «Nelle campagne ci sono più animali selvatici che lavoratori agricoli  - denuncia Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia - e la situazione è drammatica in tutta la regione. Nel giro di dieci anni i lupi si sono moltiplicati, mettendo a rischio non solo gli animali nelle stalle e al pascolo, ma anche la vita stessa di agricoltori e pastori».

La stima dei danni: perdite per 13 milioni di euro

Le perdite non sono di poco conto. Il danno, legato agli attacchi predatori, viene stimato in oltre 13 milioni di euro. «Agli animali a volte feriti o uccisi si aggiungono – precisa Coldiretti Puglia – i danni indotti dallo spavento e dallo stato di stress provocato dagli assalti, con ridotta produzione di latte e aborti negli animali sopravvissuti». Per questo si chiedono «misure di contenimento per non lasciar morire i pascoli e costringere alla fuga migliaia di famiglie che da generazioni popolano le aree rurali più difficili dove l'allevamento è l'attività principale, ma anche i tanti giovani che faticosamente sono tornati per ripristinare la biodiversità perduta con il recupero delle storiche razze pugliesi, come la pecora Gentile di Altamura o la Moscia leccese». «La resistenza degli agricoltori è al limite – concludono dalla Coldiretti – è urgente trovare nuove modalità di azione che permettano di organizzare in maniera più efficace un sistema di gestione di questi animali predatori, che non sono più specie in via di estinzione».

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Quotidiano Di Puglia