Basterebbe un colpo di lima per far quadrare i conti politici e placare un po’ di animi e ambizioni, pensa più di qualcuno tra la Puglia e Roma. Basterebbe spostare...
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Qual è l’escamotage per rosicchiare un seggio? E il correttivo incasserà l’ok? Andiamo con ordine. Al Rosatellum non è bastato diventare legge per assicurare certezze ai partiti: nei giorni scorsi il governo ha approvato il decreto che fissa il numero e disegna il perimetro dei collegi uninominali e plurinominali di Camera e Senato. Per la Puglia saranno rispettivamente 16 e 4 (per eleggere i deputati), 8 e 2 (per i senatori). Ogni collegio è disegnato all’interno di range demografici, ai quali corrisponde un numero di eletti - almeno per i plurinominali: in Puglia si oscilla tra i 6 e i 7 eletti, che vanno attinti da listini corti (2-4 candidati per partito). Il decreto passerà ora al vaglio del Parlamento, che potrebbe intervenire sui confini dei collegi. Nel caso pugliese, spostando una parte dei comuni baresi del terzo collegio uninominale della Camera verso il primo, in modo da modificare la base demografica e così rimodulare il numero di eletti: come detto, da 6 a 7 per Bari, da 7 a 6 per Brindisi-Taranto. Il gioco di sponda sarebbe tra settori del Pd pugliese e del quartier generale romano: un maggior numero di eletti aumenterebbe evidentemente le chance di elezione per chi sta dietro i capilista. Ma i parlamentari brindisini e tarantini vigilano con sguardo attento, pronti a sventare l’imboscata. «Difficilmente però - filtra da ambienti romani - la modifica passerà. Del resto il decreto non verrà rivoluzionato».
L’incrocio tra sistema di voto e numeri pugliesi snocciola numeri noti, ma che giova ricordare: 42 deputati e 20 senatori da eleggere; per la Camera 16 eletti in altrettanti collegi uninominali (maggioritario) e 26 in 4 collegi plurinominali (proporzionale con listini corti); per il Senato 8 eletti in altrettanti collegi uninominali e 12 in 2 collegi plurinominali. Questo significa che i singoli listini sosterranno più candidati alle sfide uninominali. E vuol dire anche che s’accorcia la forbice tra candidati ed eletti: ogni lista in Puglia avrà un massimo di 32 candidati alla Camera (i 16 dei collegi uninominali e i 16 dei quattro listini da non più di quattro persone) e di 16 candidati al Senato (otto uninominali più due listini da quattro).
Intanto, l’Ufficio studi della Camera ha elaborato una proiezione sulla base dei voti raccolti dalle liste nel 2013. Il dato pugliese è in linea con quello nazionale: nei collegi uninominali 15 seggi al centrodestra, uno al centrosinistra e zero al M5s (che in totale raccoglierebbe appena 41 eletti nelle sfide testa-a-testa su 232, a fronte di un sostanziale pareggio all’uninominale tra le altre due coalizioni). L’ultima proiezione “ufficiosa” era invece firmata Youtrend: anche in questo caso la radiografia è soltanto dei collegi uninominali della Camera, con due scenari di riferimento, centrosinistra unito e centrosinistra senza l’area raccolta attorno a Mdp. Nella prima ipotesi, in Puglia 11 collegi uninominali sarebbero appannaggio del centrodestra (7 dei quali con un vantaggio tra il 5 e 10%), 2 a testa andrebbero invece a centrosinistra e M5s (in entrambi i casi con risibili vantaggi tra lo 0 e 5%). Col secondo, sulla carta nemmeno un collegio al centrosinistra, 12 al centrodestra e 3 al M5s. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia