Riparte da Lecce il modo giusto di ricordare Totò

Totò con Sofia Loren in "Miseria e nobiltà"
Su Totò, la sua storia e il suo mito è difficile competere con Napoli, ma Lecce e i suoi cinefili di punta ci sono riusciti brillantemente. In questo senso la...

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Su Totò, la sua storia e il suo mito è difficile competere con Napoli, ma Lecce e i suoi cinefili di punta ci sono riusciti brillantemente. In questo senso la notizia è quella che la diciottesima edizione del Festival del Cinema Europeo s’inaugura domani sera alla Multisala Massimo (ore 20) con un omaggio al Principe De Curtis tutt’altro che scontato o rituale.


Per celebrare il cinquantenario della sua scomparsa, infatti, sarà consegnato l’Ulivo d’oro alla carriera a Carlo Croccolo, novantenne veterano del set, collega, amico e all’occasione doppiatore del maestro che racconterà al pubblico, sicuramente coinvolgendolo con le sue doti dirompenti di sarcasmo e irriverenza, non solo i dettagli di quel rapporto privilegiato e invidiato, ma anche le tappe di una vita avventurosa solo in minima parte nota ai cultori delle sue filmografia e teatrografia. Considerando, peraltro, che l’eco dei premi, gli applausi, le conferenze stampa e persino i libri (il festival stavolta ha anche promosso la riedizione aggiornata del saggio a più voci pubblicato da “Il Raggio Verde” Totò. Tocchi e ritocchi) è destinata ad affievolirsi col trascorrere del tempo, i direttori Alberto La Monica e Cristina Soldano non si sono fermati qui, bensì hanno messo a segno un altro colpo decisivo nell’ottica culturale illuminata di programmazione ormai adottata in tutto il mondo dai festival d’avanguardia: le parole, infatti, lasceranno il posto alle immagini di Chi si ferma è perduto di Sergio Corbucci, restaurato dalla Cineteca di Bologna e la casa di produzione Titanus presso il laboratorio “L’immagine ritrovata” proprio con il decisivo contributo del festival di Lecce. La proiezione in anteprima sarà presentata dal benemerito direttore della fondazione bolognese Gian Luca Farinelli, ma non meno importante ed emozionante si prospetta la testimonianza della nipote Elena Alessandra Anticoli, terzogenita dell’unica figlia di Totò Liliana De Curtis e rigorosa custode di un patrimonio artistico per forza di cose sottoposto a un inesausto e talvolta sguaiato saccheggio.

A questo punto è utile soffermarsi su come l’evento possa servire ad alimentare nella maniera giusta il dibattito sul genio napoletano che, ancora una volta in questi mesi di festeggiamenti inevitabilmente anche un po’ tristi, corre il pericolo di mordersi la coda: il film di Corbucci, uscito nel 1960, è davvero spassoso, grazie a uno dei memorabili duelli inscenati quasi a mano libera da Totò e Peppino sulla base di soggetti e sceneggiature non proprio ferree e a un cast di contorno ricco di attori come Aroldo Tieri, Luigi Pavese, Anna Campori o Lia Zoppelli dal mestiere inappuntabile, ma non è certo un capolavoro. La circostanza, peraltro, coincide con la linea di lettura del fenomeno Totò dettata da Goffredo Fofi in tempi non sospetti, eppure messa volentieri in stand by dall’ingordigia del celebrazionismo ufficiale: quel segno paradossale e iconoclasta per sopravvivere non ha bisogno dei certificati artistici e deve potere continuare a cogliersi nei film migliori come in quelli sgangherati, nell’inverosimile, il grottesco, il metafisico di una sequenza o uno sketch isolati o nelle follie a ripetizione di una maschera che “non esiste in natura” come intuì da par suo Flaiano.


Certo si fa strada il sospetto che l’odierna overdose mediatica sia il risultato della scomparsa del mondo che lo generò e della sua conseguente mutazione in presenza evanescente più irrispettosa che aggressiva. Anche dalla cura con cui è stata allestita la serata di domani, però, potrebbe partire il segnale di una lotta che continua… Non permettete che il suo carisma si spappoli nel risciacquo dei comici di consumo, nella pantomima di quelli in servizio politico, nel redentorismo del moralismo benpensante, nel calderone del napoletanismo demagogico e vittimista. L’uomo svitabile, il fantasista dei poveri cristi, il leader della rivoluzione vitalistica permanente non sarà mai un profeta unanimistico. Il suo anarchismo eversivo e libertario non viene per unire ma per dividere la gente.

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Quotidiano Di Puglia