Nell’ultimo quarto di secolo, l’Italia è stato il principale laboratorio occidentale di nuovi partiti. Iniziando con la Lega di Bossi, proseguendo con Forza...
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Quali caratteristiche avranno? Per capire cosa succederà dei Democratici, la cosa più inutile è leggere le dichiarazioni della leadership. I veri cambiamenti si fanno, e poi si dicono. Per il momento, sono tutti in surplace. Chi dice esplicitamente di volere una cosa nuova, non ha cacciato ancora un’idea su come organizzarla. E senza macchina per correre, le chiacchiere – direbbe Bersani – stanno a zero. Chi sussurra che si potrebbe cambiar nome, forse sta pensando a cambiare molto di più. Altrimenti, sarebbe l’ennesimo inutile lifting, come – purtroppo – ce ne sono stati tanti, fallimentari, in passato. Chi proclama che la cosa importante è ritrovare il popolo e la retta – anzi, la sinistra – via, dice una di quelle ovvietà che non porta da nessuna parte. Nessuno dei partiti vincenti lo è diventato grazie a idee nuove – o vecchie – ma puntando su un leader forte e una organizzazione di zecca. Se il Pd non passa per questa cruna, è destinato a scomparire.
È lungo questa strada che Salvini ha trasformato la Lega nella forza egemone del centrodestra. E oggi è tentato dall’avventura di un predellino tutto suo. L’occasione gliela potrebbe offrire il sequestro delle casse leghiste. Una ipotesi – tra ricorsi e espedienti - ancora tecnicamente lontana, ma sufficiente come pretesto per rimescolare le carte. E dare l’assalto finale a Palazzo Chigi. Le spinte in questa direzione sono forti, ma lo sono anche le controindicazioni.
La spettacolare rimonta della Lega del Capitano, passata in cinque anni dal 4 al 17 per cento, è continuata secondo i sondaggi in modo ancora più travolgente. Qual è la chiave di questo successo che ha surclassato per rapidità perfino quello dei Cinquestelle? Basta scorrere l’attività indefessa del Ministro degli Interni, quasi esclusivamente impegnato a percorrere il Paese in selfie e in largo, per capire che i consensi sono il frutto di una abilissima campagna di comunicazione. Sul piano strutturale in Italia non è avvenuto nessun fatto eclatante. Lo stesso fenomeno migratorio, se si guarda ai dati, ha preso la direzione opposta a quella denunciata a tutto tweet da Salvini. Cosa succederà una volta che il governo gialloverde dovrà fare i conti con i conti, e passare dalle parole ai fatti?
Nessuno lo sa, tanto meno gli spin doctor del vicepremier, che – da bravi professionisti – sanno bene che le bolle mediatiche si sgonfiano con la stessa rapidità con cui si formano. Molto dipende dalla buona sorte – finora, Salvini ne ha avuta tanta. E molto da se e quando ci sarà qualcuno in grado di contendere al leader leghista il monopolio dell’agenda comunicativa che è riuscito in questi mesi a occupare. Ci stanno provando i Cinquestelle, nessuno sa se comparirà – dagli ex ranghi del Pd o di Forza Italia – un nuovo leader competitivo. Ma è un rischio che il vicepremier eviterebbe volentieri di correre.
Ecco perché in molti spingono perché vada rapidamente all’incasso della notorietà e dei consensi che tutti i sondaggi gli confermano. Rompendo l’alleanza di governo, e andando, con un nuovo partito, al voto. Prima che il Pd abbia il tempo di rimettersi in carreggiata. E cogliendo in contropiede i Cinquestelle, che cominciano a soffrire le tensioni tra la leadership di destra e la base più spostata a sinistra.
Rifondare, però, la Lega stravolgendone il nome e la bandiera è operazione piena di incognite. La volatilità impressionante dell’elettorato al tempo dei social media può regalare amare sorprese. Lo sa bene Mattero Renzi, scaraventato in pochi mesi dalle stelle alle stalle. E Salvini sa che potrebbe toccargli una sorte analoga. Meglio, forse, tenersi stretto il potere – economico e statale – su cui sta, insieme ai Cinquestelle, mettendo le mani e i piedi. Dopotutto, a guardarsi indietro, i nuovi partiti di successo non sono stati quelli fondati col vento in poppa, ma con Saturno contro. È la fame che aguzza l’ingegno. Per il momento, la Lega è fin troppo impegnata a banchettare.
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Quotidiano Di Puglia