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L’evento dell’estate 2023, la grande festa dei Negramaro, il back home per i 20 anni della band con l’apertura sabato sera della spianata dell’Aeronautica Militare di Galatina a un concerto pop-rock e a un oceano di appassionati, dimostra ed esalta nel modo più evidente possibile, insieme meraviglioso e travolgente ma anche caotico e urticante, cosa questa terra è nella stagione più intensa dell’anno. E, soprattutto, cosa ancora non è (e deve decidere in fretta se essere, non essere o cosa essere).
La prima evidenza: è un palcoscenico a cielo aperto, un teatro sotto le stelle, un concentrato di eccellenze e talenti, una distesa di eventi, rassegne, iniziative culturali, musicali e anche culinarie (e bye bye, spiace per i concorrenti, al di qua e al di là dell’Adriatico), un intreccio di tradizione e innovazione, un fermento continuo di espressioni artistiche, distanti, diverse, per quanto non di rado affastellate, al di fuori di una programmazione coordinata, forse difficile da realizzare e tuttavia quanto meno da ipotizzare. Un luogo del bello, dell’esperibile, del probabile e dell’improbabile, dell’impensabile che diventa possibile. Della voglia di stare e di stare insieme, di accogliere e condividere. Di stare e di stare bene. Chi c’era sa. Chi c’era alla grande festa. Ma anche chi c’era da qualche altra parte sa, purché qui intorno, nel relax di un buen retiro o nel caos sistemico delle litoranee curve e strette. Non solo sole, non solo mare, non solo vento. Tanto di più, molto di più. Straordinariamente di più. Come i Negramaro, appunto. Piaccia o no. Chi ha visto, sentito, cantato, ballato, sa.
La seconda evidenza: un’insufficienza di strutture e infrastrutture, ma a tratti anche di adeguate professionalità, che impedisce di essere al passo con quanto di meglio al punto precedente e perciò capace – poco o molto non importa, perché qui vale il principio – di offuscarne la bellezza e comprimerne le potenzialità (vogliamo parlare dei parcheggi gestiti da una società leader e, nonostante questo, alla prova dei fatti alquanto improvvisati e caotici?).
Così qui s’impone una scelta: uno, rinunciare a fare; due, fare alle condizioni date, e perciò mettendo in conto il caos, comunque in buona parte fisiologico per simili (e da queste parti inedite) adunate; tre, fare meglio non solo correggendo il tiro della (dis)organizzazione in senso lato, ramo diverso e distinto dalla produzione artistica, ma soprattutto dotando il territorio di un’adeguata gamma di strutture, infrastrutture e servizi all’altezza delle proprie concrete e legittime aspirazioni, la sola mossa che in un sol colpo farebbe anche la giusta tara a tutti i discorsi, a volte speciosi, su rincari e speculazioni varie a uso e consumo delle estati passate, presenti e future.
Sbaglia profondamente chi vomita sui social e prende di mira i Negramaro per i disagi dell’altra notte, con la band “colpevole” solo di aver messo su uno spettacolo senza precedenti. Ma sbaglia anche chi non dà il giusto peso alle lamentele, alle proteste e alle recriminazioni di quanti hanno evidenziato problemi e disfunzioni, rimanendo fuori o arrivando tardi perché le strade erano intasate, i parcheggi esauriti e l’area concerto troppo distante. L’essere ha sempre bisogno di un suo dover essere. Ma al saper essere, al poter essere, dobbiamo concorrere tutti. Ognuno col suo ruolo e la sua dose di responsabilità e competenza. E anche di pazienza, necessaria per cambiare e, possibilmente, cambiare in meglio.
Intanto, però, un “tetto di cristallo” è stato sfondato, e non è poco: un evento così, “storico” al di là di tutto; proprio qui; in un campovolo che credevamo potesse esistere solo altrove. E tutto grazie a loro sei – Giuliano, Andro, Lele, Danilo, Ermanno e Pupillo, ora uomini e un tempo ragazzi di questa terra – e all’Aeronautica. Uno spettacolo grandioso; un potente messaggio di pace e solidarietà, di amicizia e condivisione, di arte e passione, da un avamposto militare. Ecco: ripartiamo da questa base, logica e logistica. Per nuovi decolli e altri voli.
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Quotidiano Di Puglia