Non si può assistere alla disfatta senza cercare un rimedio

Non si può assistere alla disfatta senza cercare un rimedio
Cambiano i protagonisti, il risultato invece è sempre lo stesso. Purtroppo per il Lecce, il Foggia si è dimostrato ancora una volta superiore e lo Zaccheria un...

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Cambiano i protagonisti, il risultato invece è sempre lo stesso. Purtroppo per il Lecce, il Foggia si è dimostrato ancora una volta superiore e lo Zaccheria un fortino inespugnabile.

Il tecnico Pasquale Padalino ha emulato le gesta dei suoi predecessori, Franco Lerda (0-2), Tonino Asta (0-4) e Piero Braglia (1-2), pure loro tornati dalla trasferta in terra dauna con le ossa rotte. Ad eccezione di Lerda, però, rimasto a mani vuote dopo aver giocato quasi alla pari con la squadra allenata all’epoca da De Zerbi, gli altri invece hanno subito una severa lezione di calcio.
Schemi collaudati, aggressività, cattiveria agonistica e soprattutto personalità, in pratica tutto ciò che domenica è mancato al Lecce di Padalino che ha assistito inerme alla disfatta della sua squadra. Proprio l’atteggiamento dell’allenatore foggiano ha destato forti perplessità: per carità, ognuno vive la partita a modo suo, Padalino in panchina ha sempre avuto un comportamento corretto, composto, non è mai andato sopra le righe. Ma ci sono le eccezioni, come ad esempio la gara di Foggia: quando la posta in palio è altissima bisogna tirare fuori gli artigli, battere i pugni, fare la voce grossa. Per rendersene conto sarebbe bastato guardare qualche metro più in là, alla sinistra della panchina occupata da Padalino, dove il collega Giovanni Stroppa è rimasto in piedi dall’inizio alla fine del match camminando nervosamente, urlando, gesticolando. E tutto questo senza mai perdere la lucidità che in fondo al match lo ha portato a sostituire il solito provocatore Chiricò per evitare guai peggiori.
E non è più il caso di tirare fuori la storiella del Foggia avvantaggiato da tre anni di lavoro insieme. È vero solo che il progetto del Foggia è nato tre stagioni fa, il resto è solo un alibi che non ha più ragione di esistere. Basta dare un’occhiata alla formazione scesa in campo domenica pomeriggio per capire come stanno realmente le cose: della vecchia guardia c’erano soltanto Loiacono, Coletti, Vacca e Chiricò, gli altri sette sono arrivati in terra dauna all’inizio di questa stagione. Guarna lo scorso anno giocava nel Bari, Agazzi nel Catania, Martinelli nel Messina, Mazzeo nel Benevento, Rubin nel Modena poi nella sessione invernale di calciomercato sono arrivati Di Piazza dal Vicenza e Deli dalla Paganese. Senza dimenticare che nella calda estate foggiana è andato via pure il tecnico De Zerbi al cui posto è arrivato Stroppa. Dunque, anche l’allenatore è cambiato.

E allora, cosa fare a otto giornate dal termine, con quattro lunghezze di distacco dalla vetta che diventano cinque in virtù della classifica avulsa? Le soluzioni sono due: cambiare l’allenatore oppure fare un bagno di umiltà, riconoscere i propri errori e cercare di conquistare il maggior numeri di punti. E poi sperare in qualche passo falso della capolista, altrimenti saranno di nuovo play off. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia