MILANO - Niente di nuovo sotto il sole. Quando un'azienda fa dell'attenzione alla responsabilità sociale il faro del proprio sviluppo, gli anni che passano non...
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Con questo nome, acronimo di «Equal vehicle for all (Veicoli uguali per tutti)», la casa svedese ha battezzato l'immensa banca dati costituita analizzando sul campo, da più di 40 anni, oltre 43.000 incidenti reali che hanno coinvolto a vario titolo 72.000 persone, studiandone le cause e le conseguenze allo scopo di identificare gli interventi tecnici necessari per eliminare i punti deboli e rendere le auto sempre più sicure. È così che si costruisce la leadership della sicurezza di cui Volvo è indiscutibile titolare.
Ma per eliminare la cause che possono mettere a rischio tante vite l'impegno non può limitarsi a una sola azienda, ma deve essere distribuito e condiviso il più possibile. Per questo Göteborg ha deciso di mettere lo straordinario sapere accumulato grazie all'attività del «Volvo accident research team» creato nel 1970 a disposizione di tutto il settore automotive. Le oltre 100 pubblicazioni scientifiche che rappresentano il «cuore» di EVA costituiscono un'inimitabile biblioteca digitale alla quale tutti gli interessati possono accedere liberamente online.
Una novità rivoluzionaria per un modo storicamente – e comprensibilmente – geloso delle proprie conquiste tecnologiche, ma non per Volvo, che anzi ha dato alla presentazione del progetto un'impronta quasi celebrativa: sono infatti passati esattamente 60 anni da quando il costruttore svedese, fresco inventore delle cinture di sicurezza a tre punti accreditate di aver salvato fino a oggi almeno un milione di vite, decise di non brevettare il nuovo dispositivo proprio per facilitarne la diffusione anche ad opera dei concorrenti.
Un filo rosso virtuoso che unisce nei decenni la filosofia del brand, giustificando ampiamente la convinzione espressa, nel corso della presentazione al Volvo Studio di Milano, dal presidente della filiale italiana Michele Crisci: «Nella nostra filosofia l'etica viene sempre prima del business e dei conti». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia