ROMA Si sono incontrati. E, a quanto pare, si sono piaciuti. La temuta rivoluzione Trump, almeno per il momento, non si abbatte sull'automotive. Il nuovo presidente ha...
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Trump è stato diretto e chiaro: «Agli Stati Uniti serve una forte spinta per costruire fabbriche nel Paese. Abbiamo grandi piani, ne abbiamo molti, dobbiamo riportare il manifatturiero negli Usa, per le vetture che vengono vendute qui servono nuovi stabilimenti costruiti qui». Il presidente è poi passato ad illustrare i vantaggi che vuole garantire al settore: «Vogliamo rendere gli Stati Uniti un buon posto per le aziende, vogliamo trasformarli da luogo molto inospitale per fare business in posto ospitale». Infine la stoccata agli ecologisti: «Anch'io sono ampiamente ambientalista, ma qui si tratta di ambientalismo fuori controllo, alcune regole sono assolutamente folli. Accorceremo l'iter per ottenere i permessi, se potrete o non potrete realizzare nuovi impianti lo saprete rapidamente». In mezzo fra la Barra e Fields, un Marchionne sorridente ha lasciato la parola ai suoi colleghi.
UN CATTIVO ACCORDO
Il numero uno di Dearborn ha dichiarato: «Il settore auto è felice di lavorare insieme con l'Amministrazione sulle tasse, sulle regole e sul commercio per creare un rinascimento dell'industria manifatturiera in America. Abbiamo apprezzato il coraggio del Presidente di ritirarsi da un cattivo accordo commerciale come il Tpp». La Barra ha aggiunto. «Gli Stati Uniti sono la nostra casa e tutti vogliamo una base manifatturiera vibrante che sia competitiva a livello globale e crei posti di lavoro». Marchionne ha affidato il suo pensiero ad una nota: «Apprezzo l'intento del Presidente di fare degli Stati Uniti un grande luogo dove fare business. Lavoreremo con Trump e i membri del Congresso per rafforzare l'industria americana». Fiat Chrysler ha ricordato che dal 2009 ha investito oltre 9,6 miliardi di dollari negli Usa creando 25 mila posti di lavoro. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia