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MLADÁ BOLESLAV – Nota per la flessibilità delle proprie auto, Skoda, il costruttore delle Repubblica ceca del gruppo Volkswagen, ha presentato i dati del bilancio 2020 con risultati “razionali” e con l'obiettivo di raggiungere un “nuovo livello di efficienza”, ossia la traduzione italiana del nome del piano che la porterà nel futuro. Negli impianti boemi la pandemia ha bloccato la produzione per 39 giorni (da 1.016.100 unità fabbricate a 807.700) e ciò nonostante la vendite hanno superato il milione di unità (1.004.600, -19%) per il settimo anno di fila. Inevitabilmente tutti gli indicatori sono in calo.
I ricavi, quasi 17,1 miliardi sono scesi del 13,8%, mentre l'utile è stato più che dimezzato dal Covid: -54,5% a 756 milioni di euro.
Con oltre 257 mila esemplari commercializzati, la Octavia si è confermata la macchina più venduta di Skoda davanti alla Karoq (137.200), alla Kodiaq (131.600), alla Kamiq (128.500) e alla Fabia (105.500), l'ultima delle top 5 sopra quota centomila. Malgrado una flessione vicina al 40% (172.000 veicoli consegnati), la Cina è rimasta il primo mercato, davanti alla Germania. L'Italia è ottava con oltre 25.000 esemplari targati.
Lo stesso top manager, subentrato in agosto a Bernhard Maier, a capo di Skoda per 5 anni, ha anche evidenziato l'aumentata quota di mercato a livello europeo: 5,4%, mezzo punto in più. Il costruttore ha grandi attese dall'arricchimento della gamma della nuova Octavia, la best seller della Freccia Alata, e dal lancio del Suv elettrico Enyaq iV, la cui versione base in Italia si può avere a un prezzo decisamente inferiore ai 30.000 euro grazie al pacchetto di incentivi pubblici.
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