I proventi delle multe non vanno all’educazione stradale. Nel 2022 solo lo 0, 027% delle somme complessivamente destinate

Un controllo della polizia locale
BOLOGNA - L’educazione alla sicurezza stradale è la “cenerentola” delle destinazioni dei proventi ricavati con le multe stradali: nel 2022 appena 82.500...

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BOLOGNA - L’educazione alla sicurezza stradale è la “cenerentola” delle destinazioni dei proventi ricavati con le multe stradali: nel 2022 appena 82.500 euro, pari allo 0, 027%. Lo rileva l’ufficio studi dell’Asaps, Associazione sostenitori Polstrada, che in collaborazione con l’Associazione Lorenzo Guarnieri ha analizzato i progetti relativi all’impiego dei ricavi delle sanzioni al Codice della strada nelle 14 principali città italiane con popolazione superiore ai 200mila abitanti per gli anni 2021 e 2022: 530 progetti che per il 2022 ammontano a 310 milioni, di cui 226 già realizzati secondo le dichiarazioni dei Comuni. «Queste somme - sottolineano i presidenti delle due associazioni, Giordano Biserni e Stefano Guarnieri - per legge devono essere in gran parte destinate a progetti finalizzati alla sicurezza stradale, invece ad esempio non c’è alcuna attività di comunicazione legata all’ educazione stradale. Si dice che la sicurezza stradale è un problema culturale ma non viene fatta educazione, formazione o comunicazione. Se viene fatta, ciò non avviene con i soldi delle sanzioni, nonostante l’obbligo».

La parte del leone, spiega lo studio, la fanno la manutenzione delle strade e l’illuminazione pubblica, «come se fossero componenti esclusive per la sicurezza stradale, quando il 95% degli scontri gravi dipende dal comportamento dell’uomo». Molte le spese per fondi di previdenza del personale, che ammontano a 26 milioni destinati e 9,6 spesi: solo Roma ha destinato 13,5 milioni al fondo di previdenza e assistenza integrativa della polizia locale. C’è anche una presenza significativa di rimborsi mutui (16,5 milioni) e 41 milioni sono stati destinati a coprire le spese delle bollette dell’energia, principalmente il Comune di Milano. Dall’analisi dei dati «si ha l’idea - aggiungono i due presidenti - che non ci sia una progettualità ma siano tutte spese che l’amministrazione doveva fare e che vengono assegnate ‘a posteriorì alla categoria del miglioramento della sicurezza stradale, con spese già sostenute ‘indipendentementè dai ricavi delle multe. Si ha l’impressione che sia considerata una forma di tassazione generale, che si riconcilia poi con spese già fatte dai Comuni. I soldi ci sarebbero per migliorare la sicurezza stradale nelle città italiane, ma mancano forza di volontà e competenze per affrontare un vero cambio di passo verso una mobilità più sicura».

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Quotidiano Di Puglia