MILANO - Fatta la legge trovato (o cercato) l'inganno. Un proverbio molto italiano figlio certo di un sistema normativo spesso farraginoso e di difficile interpretazione, ma...
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Limite ritenuto troppo basso dal popolo dei pedalatori le cui fila crescono a ritmo sostenuto sulla spinta degli incentivi (fino a 500 euro, con un massimo del 60% del prezzo) a sostegno della micro-mobilità e che induce molti ciclisti «elettrificati» a rivolgersi ai rivenditori per aggirare l'ostacolo.
Missione impossibile? Tutt'altro, almeno secondo l'indagine condotta da Quattroruote in 30 negozi delle tre maggiori città italiane, contattati per valutare la possibilità di disattivare il dispositivo che a norma di legge una volta raggiunto il limite deve interrompere progressivamente l'alimentazione del motore la cui potenza nominale non può superare i 250 Watt.
Gli autori dell'inchiesta che si sono ovviamente presentati in incognito hanno ottenuto una risposta positiva in oltre un quarto dei casi. Per la precisione ciò è accaduto 3 volte su 14 esercizi a Milano, altrettante volte ma su 10 negozi a Roma e in 2 casi su 6 a Napoli, dove le diffusione delle bici a batteria è peraltro molto ridotta). Variabile il costo dell'intervento, che a Milano è risultato incluso nel prezzo dei modelli di fascia alta con listino nell'ordine dei 3.000 euro, mentre a Roma raddoppiare la velocità costa circa 140 euro.
Una cifra abbordabile, a differenza delle conseguenze qualora la furbata venga scoperta: multa salata, sequestro del mezzo che con l'equiparazione a un ciclomotore ne «eredita» l'obbligo di casco, targa e patentino, perdita della garanzia e conseguenze penali in caso di incidente. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia