Josè Maria Lopez: «Sono italiano dentro e voglio conquistare la maratona francese»

Josè Maria Lopez
LE MANS - Sono argentino, ma nelle mie vene scorre sangue italiano e anche il mio secondo passaporto è italiano. I miei nonni materni vengono da Linguaglossa (Catania) e in...

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LE MANS - Sono argentino, ma nelle mie vene scorre sangue italiano e anche il mio secondo passaporto è italiano. I miei nonni materni vengono da Linguaglossa (Catania) e in Italia sono diventato un vero pilota. È stato mio padre a trasmettermi la passione. Anche lui correva in auto, fu lui a regalarmi il primo kart e a lui devo anche il mio soprannome di “pechito”, il suo era “pecho” (“petto” in italiano).

 

Sono arrivato in Italia nel 1998, dove ci sono i team di kart più forti al mondo, e lì ho conosciuto il mio secondo padre, Cristiano Miserocchi che si è preso cura di me come un figlio aiutandomi a diventare un vero pilota. Ebbene sì, all’Italia devo anche questo! E poi tra argentini e italiani ci sono legami molto forti, nel sangue, ma anche per le passioni e nei modi di sentire.


Non è un caso che i miei idoli sono Juan Manuel Fangio, argentino di origini italiane come me, e Ayrton Senna. Anche lui, proprio come ho fatto io, venne dal Sudamerica in Italia per diventare il pilota che è stato. E anche se non ho mai visto il paese dei miei nonni, sogno di andare lì un giorno e di visitare la Sicilia. Ho vissuto a Faenza, Ancona, San Benedetto del Tronto e a Passignano, vicino Perugia. Poi, quando ho cominciato a correre nel 2003 con Renault nel team Dams, mi sono trasferito proprio a Le Mans e lì ho capito che cosa significa questa gara.

Ovviamente ne avevo sentito parlare, ma non potevo immaginare l’atmosfera incredibile che si respira, la passione di centinaia di migliaia di persone che arrivano da tutto il mondo per seguirla! Allora ho capito perché tutti i piloti vogliono vincerla e da allora sogno di poterla correre. L’occasione è venuta nel 2016. Venivo dai tre campionati mondiali vinti nel WTCC, avevo il contratto in scadenza con Citroën e Toyota cercava un pilota. Ho fatto alcuni test e mi hanno preso.

Ora ho un’opportunità incredibile: correre la 24 Ore di Le Mans direttamente nella LMP1, con una squadra e una macchina che puntano alla vittoria. Il WEC è un campionato molto difficile e competitivo. Lo è anche il WTCC, ma qui siamo ad un altro livello: si fanno tantissimi sorpassi, la professionalità dei team è altissima e poi queste macchine sono veloci quasi come le Formula 1 e hanno una tecnologia superiore. Inoltre è un campionato “vero”, dove non arrivi per caso o per lo sponsor, ma solo per il tuo valore.

La 24 Ore è una gara che vale un titolo mondiale e non puoi dire di averla vinta prima di aver visto la bandiera a scacchi. Qui in Toyota ne sappiamo qualcosa… Purtroppo arrivo alla mia prima Le Mans senza aver corso a Spa e Silverstone, dove ho avuto un brutto incidente, ma ora mi sento bene, pronto per dare il massimo insieme ai miei compagni di squadra. Il mio obiettivo è concludere la gara facendo meno errori possibile e, se possibile, dimostrare tutto quello che valgo. La 24 Ore di Le Mans per me è un sogno. E voglio viverlo fino in fondo.

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Quotidiano Di Puglia