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TRIESTE - Sono ridotte al lumicino le speranze di Fincantieri di mettere le mani sui Chantiers de l’Atlantique. Tra pochi giorni, il 31 gennaio per l’esattezza, scade la proroga proposta dal governo francese e accettata da quello italiano, per attendere il parere da parte dell’Antitrust europeo. Un mese di attesa inutile, consumato esclusivamente nel ribadire le proprie posizioni. Da una parte l’Antitrust che accusa Fincantieri di non aver fornito tutte le informazioni richieste. Dall’altra il colosso, guidato da Giuseppe Bono, che non ha più nulla da fornire e che ribadisce continuamente di aver dato tutte le informazioni in suo possesso. Una sorta di tira e molla dove non si intravede nessuna possibilità di chiarimento.
A Trieste, nel quartier generale di Fincantieri, fanno capire che le uniche domande a cui non è stato risposto sono quelle che riguardano l’impatto del post-pandemia sul settore delle crociere.
La mancata acquisizione dei Chantiers de l’Atlantique da parte di Fincantieri, comunque, alla fine potrebbe risultare utile proprio a gli armatori che continueranno a beneficiare di più aziende in concorrenza tra di loro. Oggi le grandi navi da crociera, per la maggior parte, infatti, in Europa vengono costruite da Fincantieri, dai Chantiers de l’Atlantique e dai cantieri tedeschi Meyer che utilizzano anche strutture posizionate in Nord Europa. Una eventuale acquisizione di Fincantieri in riva alla Loira restringerebbe di molto la possibilità di contrattare prezzi migliori. Un aspetto, per la verità, che fino allo scoppio della pandemia non ha mai avuto molta importanza: il mercato delle crociere era in continua crescita e gli armatori più che cercare i prezzi migliori, ricorrevano slot nei vari cantieri per costruire nuove navi.
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