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Gli ecoincentivi auto e moto 2023 per 630 milioni di euro che scattano domani «puntano a dirottare la qualità della domanda» dei clienti italiani «ma neanche nei sogni più rosei si può pensare che possano impattare sul nostro mercato: al massimo possono dirottare parte della domanda da vetture con alimentazioni tradizionali ad altre con emissioni più ridotte» ma soprattutto «c’è il rischio di una beffa» per molti automobilisti. Lo spiega all’Adnkronos Andrea Cardinali, Direttore Generale dell’Unrae, l’associazione che rappresenta le Case estere operanti sul mercato italiano, evidenziando come «la terza fascia» di bonus - quella di auto più ‘tradizionalì con emissioni fra i 61 e i 135 g/km di CO2 - « è così sottodimensionata che non può spostare nulla», visto che mette a disposizione appena 150 milioni di euro, equivalenti a 75 mila immatricolazioni.
«Lo scorso anno questa fascia di incentivi è andata esaurita in 15 giorni, quest’anno il rischio è che in un click day i fondi vadano esauriti in un paio di giorni» aggiunge.
Il fatto è che «molti di quelli che hanno già beneficiato» in passato degli incentivi per le vetture meno inquinanti «sono clienti che avrebbero potuto acquistarle anche senza bonus, senza contare che spesso sono seconde macchine». Insomma non sono bonus ‘game changer’ che non aiutano a decifrare il possibile andamento del mercato: «A dicembre scorso - ricorda - abbiamo stimato per il 2023 1,4 milioni di immatricolazioni ma si fa fatica a fare previsioni precise, si tratta di un numero condizionato più dall’ offerta - su cui pesa ancora la crisi dei chip - che dalla domanda».
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