Ducati Panigale V2, in sella alla “super media”. Si può andare forte senza accorgersene

La prova in pista della Ducati Panigale V2
JEREZ DE LA FRONTERA - Ci sono supersportive da oltre duecento cavalli, sempre più simili alle moto da competizione, che richiedono ovviamente una certa dose di esperienza...

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JEREZ DE LA FRONTERA - Ci sono supersportive da oltre duecento cavalli, sempre più simili alle moto da competizione, che richiedono ovviamente una certa dose di esperienza per poter essere guidate e domate. E ci sono, per fortuna, anche supersportive come la Ducati Panigale V2, che si collocano un gradino sotto e che, sebbene siano (ahimè) sempre meno numerose, restano quelle più godibili e sfruttabili nel cosiddetto track day della domenica.


Sì perché se di mestiere non fai esattamente il pilota, una carenata di fascia media è quella perfetta per divertirti in pista sfruttando tutto il potenziale della moto. Più che una media, in realtà, la Panigale V2 è una “super media”, o almeno così la chiamano a Borgo Panigale. Perché non è una 600cc, ma adotta un bicilindrico superquadro da 955 cc, ora omologato Euro 5, capace di erogare una potenza di 155 cv. Che sono assolutamente quelli giusti per divertirsi in pista senza mai avere la sensazione (tipica invece sulle sportive da oltre 1.000 cc) di essere portati a spasso dalla moto.

La V2 è l’evoluzione della Panigale 959 ma prende in prestito il design dalla sorella maggiore Panigale V4: è solo un po’ più snella, compatta e leggera (176 kg a secco). Il look è dunque moderno e armonioso, con il nuovo forcellone monobraccio – marchio di fabbrica di Ducati – che lascia in vista la ruota e il piccolo scarico. In sella l’ergonomia è perfetta: imbottitura giusta e triangolazione corretta, pensata anche per l’utilizzo stradale. Il telaio è il classico monoculla in alluminio, l’impianto frenante è rigorosamente firmato Brembo e il reparto sospensioni prevede una forcella Showa da 43 mm davanti e un mono Sachs dietro, completamente regolabili.

Evoluto e moderno è il pacchetto elettronico. Si affida ad una piattaforma inerziale a sei assi che gestisce i sistemi Abs Cornering Evo, Ducati Traction Control (Dtc) Evo 2, Ducati Wheelie Control (Dwc) Evo, Ducati Quick Shift up/down (Dqs) Evo 2 ed Engine Brake Control (Ebc) Evo. Tutto ampiamente regolabile e personalizzabile in funzione delle esigenze e delle proprie capacità di guida. Tre sono inoltre i riding mode (Race, Sport e Street), mentre la strumentazione prevede un nuovo display Tft a colori da 4,3”. Jerez è una pista molto bella, guidata, con tante curve veloci e due rettilinei: sembra quasi il circuito perfetto per la V2. Che sin dai primi turni mi fa sentire “a mio agio”: è la prima volta che la guido eppure mi sembra di conoscerla già da tempo. È agile, svelta, potente, non mi affatica.


Mi invita ad osare sempre di più e io lo faccio, per quelle che sono ovviamente le mie possibilità. Accelera come un fulmine, ma non mi spara in avanti con violenza, e anche l’impennata è molto contenuta (e sempre controllata dal Wheelie Control regolabile). Il cambio elettronico funziona molto bene: è rapido e preciso, soprattutto “in salita”. Il feeling è elevato anche in frenata. Scende in piega in un attimo, tiene perfettamente la corda e si risolleva con altrettanta velocità quando apro il gas, e in un battito di ciglia sono già proiettato alla prossima curva. Con lei, insomma, si va forte quasi senza accorgersene. E poco importa il verdetto del cronometro: quello serve ai piloti. L’importante è divertirsi, migliorare turno dopo turno e godersi una sportiva ultra-moderna senza necessariamente avere una preparazione fisica da atleta. Il prezzo non è bassissimo, è vero, costa 17.990 euro, ma va detto anche che è una moto quasi unica nel suo genere. Che può fare comodamente la sua parte anche su strada.
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Quotidiano Di Puglia