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La cena di gala al Grand Hotel, ma non solo. Il Centenario dell’Automobile Club di Roma passa anche attraverso tante altre iniziative che hanno il merito di far conoscere tutta la storia del motorismo romano, i suoi protagonisti, che trovano ampio spqazio nel nuovo libro sui 100 Anni dell’ACR che sarà presentato guiovedi durante la riunione dei delegati.
Ma c’è stata una piccola e simpatica anteprima nei locali del BMW Service di Via Assisi.
Una tradizione che nasce con Rodolfo Patriarca, arrivato a Roma da Montorio al Vomano negli anni trenta, in tempo per fare esperienze aeronautiche in quel di Monte Celio per poi aprire una sua officina in via Rimini, e quindi in Provana, dove facevano sosta numerose Topolino ed altre vetture. Inevitabile, in quegli anni, visto il nome che si era fatto nella capitale, la richiesta di qualche sportivo per preparare la piccola Fiat per le corse, magari realizzando direttamente una sport 750. Rodolfo era un personaggio concreto, così le sue vetture. Il primo “siluretto” per il comandante Musolino, la GT che vince la categoria alla Mille Miglia del ‘50, consentendo a Sesto Leonardi di compiere un’imprese straordinaria, l’altra sport spider che vince il campionato italiano con pilota di Treia, la “Zagatina”, ecc .
Nel frattempo si afferma anche il primo figlio Bruno, che prepara le macchine di Roberto Lippi ed è poi tra i primi a scendere in lizza nella nuova Formula Junior. Bruno insieme con il fratello Franco e il padre danno vita alla Baby Junior, la monoposto per tutti, che è addirittura in anticipo con i tempi, così come l’ARS1, più conosciuta come la Bella di Roma, che raccoglie nel progetto tutte le eccellenze del “made in Rome”, dai Giannini per i motori ai Filacchione per le carrozzerie.
Che storia!
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