Carriero (Ford M-Sport): «Ogier? Capisce la macchina e quindi ti aiuta a migliorare»

Massimo Carriero, responsabile degli ingegneri della M-Sport
ALGHERO – L'Italia che vince nel WRC ha il volto di un quarantenne ingegnere di Pescara, Massimo Carriero. Approdato alla scuderia di Malcolm Wilson 7 anni fa come...

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ALGHERO – L'Italia che vince nel WRC ha il volto di un quarantenne ingegnere di Pescara, Massimo Carriero. Approdato alla scuderia di Malcolm Wilson 7 anni fa come ingegnere clienti del rally, il giovane abruzzese ha fatto carriera ed è diventato il responsabile degli ingegneri del campo gara del mondiale. Laureato al politecnico di Milano ha sempre avuto un debole per le auto. Quasi inevitabilmente è poi approdato al motorsport. Prima in Procar e adesso alla M-Sport, quella che lo scorso anno ha dominato il mondiale di rally sia come team sia, con Sébastien Ogier, tra i piloti.


«Dopo essere diventato ingegnere clienti sono partiti alcuni progetti – spiega Carriero – Ad esempio l'R5 e lo sviluppo Wrc: io mi sono occupato del disegno e dello sviluppo della vettura». La sua “avventura” nel mondiale di specialità l'ha cominciata come capo tecnico e responsabile dello sviluppo e dei test.

Com'è lavorare con Ogier, uno che ha già vinto cinque volte il mondiale?
«Tutti sono curiosi di sapere come sia lavorare con lui – sorride – È bello lavorare con gente motivata, indipendentemente dal fatto che sia pilota o meccanico».

Quindi?
«Lasciami dire che è sempre stato fantastico anche prima. Quando non vincevamo, intendo. Era “forte” lavorare con Elfyn Evans o con Ott Tänak, che era con noi fino alla passata stagione: davano un gran contributo. Non mollano mai, come non molliamo mai noi e quindi è come andare alla stessa velocità».

E Ogier, scusa se insisto?
«Cosa vuoi che ti dica? Lui ha velocità, ha motivazione, capisce la macchina e quindi ti aiuta a migliorare».

Il compito più delicato di un ingegnere su una macchina da rally?
«Capire il contesto. E cioè riuscire a trattare la carenza di informazioni che hai con l'obiettivo di rendere tutti più veloci. Se tu vai in pista personalmente sai quello di cui la macchina ha bisogno ed il circuito diventa una sorta di laboratorio. Nel rally, invece, lo stesso giro non lo fai mai e le condizioni sono molto variabili. La difficoltà che hai è quella di valutare dettagli specifici in un contesto molto ampio».

La tua più grande soddisfazione?

«Aver avuto la possibilità di lavorare in un progetto come questo con gente di questo livello tecnico. In qualità di ingegnere hai la possibilità di disegnare e sviluppare». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia