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TORINO - La svolta green della filiera italiana dell’automotive è iniziata, ma la transizione procede ancora lentamente. Il 73,8% delle imprese della componentistica è ancora legato ai motori tradizionali, anche se l’attenzione per il powertrain elettrico (il 29,4%) e per quello ibrido (30,3%) è in crescita. Il 15,6% di aziende ha aderito a progetti che sviluppano tecnologia fuel cell. È un quadro in chiaroscuro quello che emerge dall’Osservatorio sulla componentistica automotive italiana della Camera di commercio di Torino e dell’Anfia, presentato al Mauto. E sull’argomento è intervenuto in giornata anche il neo ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin che ha ricordato l’impatto delle decisioni Ue sul settore: «L’Italia è per la neutralità tecnologica».
«Bisogna coniugare l’obiettivo ambientale con le necessità produttive, economiche, e anche sociali» che -ricorda Pichetto- hanno un impatto rilevante per l’Italia.
Nel 2021 il 72,9% delle imprese ha Stellantis nel portafoglio clienti, l’80,6% in Piemonte. In calo, la quota di fatturato generato dalle vendite a Stellantis, pari al 40,7% in Italia (era il 41,7% nel 2020), mentre registra un aumento in Piemonte (dal 47,4% del 2020 al 49,6%). Vale invece il 59,3% l’incidenza del fatturato proveniente da altri costruttori, soprattutto tedeschi, francesi (escluso Stellantis) e americani. Di minor rilevanza il rapporto con le case asiatiche. Un’indagine di McKinsey, Anfia e Clepa dce che il 55% dei fornitori europei si attende per il 2023 una contrazione del fatturato (l’anno scorso era il 54%, ma in primavera la prospettiva sembrava migliorare), il 27% si aspetta di non fare profitti.
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