LONDRA - L’auto di 007 si quota in Borsa. Aston Martin conferma la sua initial public offering al London Stock Exchange, per la quale ha già ottenuto...
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Una cifra che gli analisti ritengono elevata perchè a tale livello la società è valutata 20 volte i profitti previsti per il 2019: «non è economica da nessun punto di vista, neanche rispetto a Ferrari» afferma Arndt Ellinghorst, convinto che se Aston Martin avrà successo a tale prezzo «salirà la pressione su Volkswagen per fare qualcosa di simile con Porsche o gli altri suoi marchi di lusso, Bentley, Bugatti e Lamborghini». L’annuncio della quotazione arriva da una Aston Martin forte di risultati solidi nei primi sei mesi dell’anno. I ricavi sono saliti dell’8% a 444,9 milioni di sterline: «è un buon punto» di partenza per un’ipo, dice l’amministratore delegato Andrew Palmer, assicurando come il marchio non risentirà dell’operazione perchè non è nelle intenzioni della società produrre tante auto da diluire il marchio.
«Non lo sviliremo» spiega Palrmer. Aston Martin prevede di raddoppiare la propria produzione annuale a 14.000 auto nei prossimi cinque anni e, come tutti i produttori di auto di lusso, deve trovare un equilibrio fra l’esclusività e i ricavi più elevati tramite volumi più ampi. Per centrare i suoi obiettivi e limitare l’effetto della Brexit, Aston Martin sta inoltre riequilibrando la sua dipendenza dalla Gran Bretagna, che rappresenta solo il 30% delle vendite, rafforzando la sua presenza in Asia, dove le vendite sono previste crescere grazie al suv che arriverà sul mercato nel 2020. Ma l’obiettivo è anche conquistare i giovani, strappandoli alla rivale Lamborghini e i nuovi modelli quali il suv film di James Bond la stanno aiutando ad ampliare il suo pubblico e rilanciare una sua immagine più “giovane”.
«E' un momento storico. Quando ho iniziato nel 1979 c'erano molte case automobilistiche inglesi. Nel corso della mia carriera sono sparite: il mercato della produzione di auto inglese è in buono stato di salute, ma i costruttori sono di proprietà straniera. Ora avremo una casa automobilistica inglese indipendente» afferma l'amministratore delegato di Aston Martin, Andrew Palmer, in un'intervista al Financial Times.
La società prevede vendite per 6.200-6.400 auto quest'anno, per poi salire a 7.100-7.300 il prossimo e fino a 9.800 nel 2020. Nel lungo termine la produzione e' attesa attestarsi a 14.000 auto l'anno. Aston Martin sta inoltre riequilibrando la sua dipendenza dalla Gran Bretagna, che rappresenta solo il 30% delle vendite, rafforzando la sua presenza in Asia, dove le vendite sono previste crescere grazie al suv che arrivera' sul mercato nel 2020. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia