ROMA - Erano nati con l'obiettivo di favorire la concorrenza in un settore che sembrava ingessato. Si sono rivelati scorretti e poco trasparenti. I siti di comparazione delle...
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Oggetto di indagine sono stati sei dei più importanti portali attivi nel confronto di prezzi e prodotti: Chiarezza.it, Comparameglio.it, Facile.it, Segugio.it, 6Sicuro.it e Supermoney.it. Nel 2013 hanno effettuato quasi 13 milioni di preventivi. Ebbene, secondo l'Ivass, sono pieni di pubblicità, risultano poco chiari per chi li utilizza, inducono in confusione, omettono informazioni e agiscono in conflitto di interesse. Il problema è che i siti comparano solo (o prevalentemente) i prodotti di poche imprese con cui hanno concluso accordi e da cui vengono pagati per ciascun contratto stipulato online.
Il numero delle compagnie pubblicizzate è in genere superiore a quello delle imprese effettivamente confrontate e la comparazione è basata esclusivamente sul prezzo e non tiene conto delle diverse caratteristiche dei prodotti in termini di massimali, franchigie, rivalse ed esclusioni. Ciò comporta «il confronto di prodotti disomogenei e non sempre adeguati alle esigenze assicurative dei consumatori, rischio amplificato dalla diffusa pratica dell'abbinamento automatico di coperture accessorie non richieste dall'utente».
In più, denuncia ancora l'Ivass, i siti fanno largo uso di messaggi pubblicitari formulati in modo da ingenerare nei consumatori il convincimento di poter ottenere notevoli risparmi («fino a 500 euro») e di acquistare il «miglior prodotto» o di rivolgersi alla «migliore impresa». Non indicano tuttavia i criteri di valutazione dei prodotti e delle imprese nè le basi di calcolo del risparmio promesso. Da qui la necessità di intervenire e l'ultimatum dato dall'Authority: apportare «misure correttive» entro e non oltre il 31 gennaio del prossimo anno.
Decisamente più drastica invece la richiesta del Codacons che parla di danno agli utenti e «alterazione del mercato assicurativo», chiedendo che le pagine web vengano oscurate «almeno fino a che l'istituto non potrà verificare la correzione delle criticità emerse». L'Adiconsum, che vede confermati i propri dubbi, chiede all'istituto di vigilanza di avviare un'indagine che valuti se da parte di questi siti non vi siano stati comportamenti lesivi della concorrenza e comportamenti tra i quali si possano configurare anche violazioni per pubblicità ingannevole.
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Quotidiano Di Puglia