Le appropriazioni indebite del suolo pubblico a Lecce

Le appropriazioni indebite del suolo pubblico a Lecce
Gentile direttore, le chiedo un po’ di spazio per denunciare quello che secondo me è un abuso ormai non più tollerabile. Parlo della corsa ad occupare spazio...

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Gentile direttore,

le chiedo un po’ di spazio per denunciare quello che secondo me è un abuso ormai non più tollerabile. Parlo della corsa ad occupare spazio pubblico da parte dei locali nel centro storico di Lecce. Capisco le necessità dei gestori, le aspettative di turisti e leccesi (anche a me, quando mi è possibile farlo, mi piace sedermi a un tavolino e mangiare, o solo bere qualcosa, sentendomi parte di un palcoscenico meraviglioso come quello del barocco leccese), ma è anche vero che il troppo stroppia. Le faccio un esempio: sabato sera, mi sono imbattuta in un vero e proprio ingorgo umano alle spalle di piazza Sant’Oronzo. Dieci minuti per percorrere a piedi meno di venti metri. Ho pensato a un’emergenza, a qualcuno che si fosse sentito male, e invece no: una strettoia di appena un metro tra i tavoli di una pizzeria e il muro dall’altra parte del marciapiede, dove occorre fare i conti con le persone in fila davanti a una creperia e persino con la presenza ingombrante di due belle piante grasse e pungenti. Non tocca a me stabilire se i tavolini che invadono il centro siano tutti in regola con la relativa tassa, ma al di là di questo c’è certamente una questione di opportunità, di decoro e di sicurezza. Le strade, le piazze, i marciapiedi, gli stessi giardini pubblici (mi riferisco per esempio alla bella villetta di piazza Santa Chiara, di fatto occupata interamente, nella parte pedonabile, da tavolini e ombrelloni) sono di tutti e non esclusiva pertinenza dei locali. Sedere all’aperto e consumare è piacevole, lo ripeto, ma ci deve essere una proporzione da rispettare. È una questione di rispetto e di civiltà.


Monica Foresta
(Lecce)



Cara lettrice, l'appropriazione spesso indebita (cioè, senza nemmeno pagare l'occupazione del suolo pubblico) di marciapiedi e anche di pezzi di strada è ormai un problema molto serio nel centro di Lecce. Il caso che lei cita non è il solo. Di tutto questo, naturalmente, gli amministratori comunali se ne occupano pochissimo in periodi normali, figurarsi ora in piena campagna elettorale. Gli amici di assessori, consiglieri, candidati e gli “amici degli amici” si sentono in diritto di poter disporre in queste settimane come meglio credono del suolo pubblico, tanto l'impunità è assicurata. Qui non si tratta di privare i turisti e i leccesi della bellezza di sedersi e di ammirare le bellezze del barocco. Né si tratta di vietare la vivace movida dei ragazzi nelle stradine del centro, che è ormai diventato uno dei tratti distintivi della città. Ma tra il divieto assoluto e l'abuso generalizzato c'è una prateria che va gestita con le regole e le leggi. Basta fare un giro in città per accorgersi che il rispetto di regole e leggi sono un optional. Ristoranti, tavole calde, friggitorie, pizzerie, pub allestiscono gazebo e piazzano transenne anche sulle strisce blu, in stradine piccole e a senso unico. Nei vicoli del centro storico è un'impresa zigzagare tra tavolini e ombrelloni. E ai passanti che mostrano fastidio o accennano a un minino di protesta, capita spesso ricevere in cambio occhiatacce, se non addirittura insulti da parte degli occupanti abusivi. Per gli amministratori va tutto bene, chi denuncia questa situazione di “Far west” e di diffusa illegalità viene etichettato come boicottatori o nemico dello “sviluppo” della città, come se il lassismo e le privatizzazioni selvagge fossero “condizioni” di sviluppo. A indispettire è, non di rado, l'atteggiamento dei vigili urbani, sempre solerti a elevare (giustamente) multe agli automobilisti e ai commercianti che non hanno la protezione dei potenti, anche se il loro sguardo diventa molto distratto, se non improvvisamente miope di fronte alle privatizzazioni del suolo pubblico da parte degli “amici degli amici”. Il fatto è che il cammino per far compiere a Lecce il necessario salto di qualità da “paese di provincia” a “città europea” resta ancora molto lungo. E il primo tratto di questo cammino passa per il ripristino della legalità e il rispetto delle regole. Per tutti. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia