Non era un tipo di molte parole Andrea Cavalera. Era chiuso, riservato, taciturno. In famiglia non aveva mai detto di sentirsi poco bene, anche per questo la notizia della sua...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
La sorella di Andrea, Carmelina, non se ne riesce a fare una ragione. Chiede giustizia «perché - ripete - nel 2019 non si può morire per una polmonite. E se è successo a lui, non deve succedere mai più».
Andrea era in perfetta salute quando ha ricevuto, lo scorso dicembre, la visita delle sorelle e del cognato. «Era dispiaciuto del trasferimento a Rossano - racconta, tra le lacrime, Carmelina - perché a Lecce aveva la famiglia vicino, si era fatto degli amici che gli volevano bene e poi quello di Lecce è un carcere aperto, non era costretto a stare tutto il giorno in cella. Ma non ha mai detto di non sentirsi bene: era un ragazzone di 42 anni, il nostro piccolino, sempre in salute perché non ha mai bevuto né mai fumato». Da quando era in Calabria, però, Andrea era un po' giù. «Ci aveva detto che adesso non viveva più, ma sopravviveva. Anche perché se fosse stato a Lecce avrebbe potuto usufruire dei permessi premio e tornare a casa di tanto in tanto. Invece, a causa del trasferimento, per il primo permesso avrebbe dovuto aspettare sei mesi».
Il dolore dei familiari è inconsolabile, mentre l'anziana madre dell'uomo - ricoverata in ospedale a Gallipoli - non sa ancora nulla della tragedia. «Mia madre - prosegue la sorella - non lo sopporterebbe. Speriamo non si accorga dei nostro occhi gonfi». Poi la rabbia sale: «Lo hanno fatto morire, non ho più lacrime né fiato. Quando lo hanno portato in ospedale era già in fin di vita e ci è stato riferito che quando è arrivato in ospedale aveva solo il 20% dei polmoni funzionate. Sento il cuore che si spacca. Andrea era il nostro piccolino, non posso farmene una ragione, me lo hanno ammazzato. Nel 2019 non curare una broncopolmonite è inaudito. La devono pagare. Chiederemo l'autopsia perché vogliamo sapere come è morto e se si poteva salvarlo. Voglio giustizia, chi ha colpa deve pagare perché una cosa del genere non deve più accadere a nessun altro».
V.Bla. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia