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Una vita al casello, a dipingere le sue tele. All'età di 65 anni è morto Rocco Antonio D'Aversa più conosciuto come "Puccetto", il pittore casellante che creava, nel suo studio accanto al passaggio a livello, gettando e modellando i colori con le mani, mentre passavano i treni alla fermata 34.228 delle Ferrovie del Sud Est, linea Gagliano - Lecce, via Zollino.
Una vita nell'arte
Puccetto lavorava nel casello ferroviario di Tutino-Tricase delle Ferrovie Sud Est. Un luogo immerso nel silenzio di un territorio luminoso e solitario, dove trentadue anni fa ha cominciato a dipingere per un’urgenza esistenziale che nasceva dalle ferite dell’infanzia.
Dipingeva facendo affiorare i dolori e le fratture della vita, perché la pittura lo faceva stare bene, e quando sulla superficie delle tavole si è accumulata la polvere del tempo i lavori arrivavano a identificarsi anche con il paesaggio forse perché dominati dall’energia della materia.
Nel 2003 divenne famoso grazie al film Italian Sud Est, del colettivo Fluid Video Crew, che girò una docufiction sul percorso delle Ferrovie Sud Est attorno ai protagonisti dei luoghi attraversati dai binari.
Il ricordo del regista Davide Barletti (Fluid Video Crew)
Rocco Antonio D'Aversa in arte Puccetto non c'è più. Pittore, artista, poeta, ferroviere o meglio casellante come preferiva definire il suo lavoro. Sono passati più di 20 anni quando lo andammo a conoscere per proporgli di partecipare a quella follia che fu Italian Sud Est. Arrivammo al suo casello di Tutino a piedi, dalla stazione di Tricase, costeggiando i binari, all'orizzonte si stagliava la sua figura, arcigna, dura ma nello stesso tempo dolce come la cupeta. Puccetto abbassava la sbarra del passaggio a livello a mano per far passare le auto tra un treno e l'altro., gesti e rumori che ci rapirono subito e quando entrammo nel suo casello capimmo che davanti a noi c'era un ribelle e un artista a tutto tondo. I pavimenti erano ricoperti dalle sue "pezze" cosi chiamava le tele dove amava fare quegli "imbrattamenti", pezze lasciate li ad asciugare, colori sparsi con le sue mani callose, tele bagnate che avevano bisogno di un tempo per indurirsi, un tempo che solo in quella latitudine aveva un altro scorrere e quella latitudine era il Sud Est di un Salento che stava scomparendo per sempre. La pittura per Puccetto era una cura, come lo erano le parole che annotava sul suo quaderno, la cura da un dolore a cui non voleva dare forma accademica, la cura che lo ha reso conosciuto e stimato. Era ironico Puccetto, sapeva bene che il suo casello era un rifugio per sbandati, trovatori ma anche meta esotica per ricchi turisti in cerca di qualcosa di "autentico e border line". Nel suo casello squillava il telefono senza numeri, il telefono a manovella delle vecchie ferrovie Sud Est, due squilli lunghi e uno corto per avvertire che il treno era appena passato dal casello di Poggiardo e quegli squilli li faceva "Lu Enzu" un casellante come lui, in più di 20 anni di lavoro Puccetto affermava di non aver mai visto in faccia lu Enzu..."Furmini se n'amu mai isti n' faccia'.
Amava parlare di se in terza persona perchè per lui Puccetto era "na cosa che non esiste", uno sbaglio, un imbrattamento.
Quotidiano Di Puglia