Tap, la Lezzi rompe il silenzio: «Il sindaco Potì? Un teppistello». Lettera di Conte: «Se colpa deve essere, datela a me»

Barbara Lezzi
Barbara Lezzi rompe il silenzio. Dopo la valanga di critiche seguite al "via libera" a Tap dato dal Governo, dopo gli inviti alle dimissioni e dopo la manifestazione...

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Barbara Lezzi rompe il silenzio. Dopo la valanga di critiche seguite al "via libera" a Tap dato dal Governo, dopo gli inviti alle dimissioni e dopo la manifestazione svoltasi a San Foca, la ministra è intervenuta con un video su Faceboook. Lezzi ha ribatito la sua posizione e quella del Governo sulla questione Tap. «Io non ho dato alcuna autorizzazone a Tap - ha detto -. L'hanno data altri». Lezzi ha ricordato i «costi esorbitanti» per il Paese se si dovesse bloccare ora il gasdotto. Ha attaccato il governatore Emiliano e il sindaco di Melendugno Potì. A Emiliano ha detto: «Dimettiti tu», rimproverandogli din appertenere allo stesso patito, il Pd, che «ha voluto Tap».

«Teppistello», invece, è l'accusa  che Barbara Lezzi rivolge a Marco Potì, il sindaco di Melendugno che ieri  le aveva detto di non farsi più vedere dalle parti di San Foca. Un atteggiamento che la ministra giudica appunto da «teppistello». Poi ha aggiunto: «Potì non è il padrone di Melendugno. Sì i Potì si comportano come fossero i baroni del territorio ma non lo sono. Io vengo a Melendugno quando voglio, non ho paura». La ministra ha citato anche Vittorio Potì, zio del sindaco e consigliere regionale, deceduto anni fa. Sarebbe stato lui, secondo la Lezzi, a volere a San Foca l'approdo di Tap.
Infine un attacco anche al Comitato No Tap. «Mai avuto un buon rapporto con loro - ha detto la Lezzi -. Non sono mai stati su un palco con me e non devo dar conto a loro».

LA LETTERA DI CONTE AI CITTADINI DI MELENDUGNO

In serata il premier Giuseppe Conte ha pubblicato una lunga lettera sulla sua pagina Facebook indirizzata «ai cittadini di Melendugno». Il capo del Governo spiega i motivi che hanno portato al via libera a Tap e si sofferma sui «risarcimenti catrastofici»  che il Paese sarebbe chiamato a pagare se il progetto del gasdotto dovesse essre bloccato. «Comprendo - scrive - che per tutti coloro che osteggiano la realizzazione del progetto il fatto che questa scelta sia da imputare a decisioni assunte dai Governi precedenti e che risulti “obbligata” non siano elementi di conforto. Ma la “politica” comporta anche assumersi in proprio le responsabilità di governo. Ho concluso il messaggio di venerdì promettendo “un’attenzione speciale” e “tutto il sostegno” del Governo per la comunità locale. Ci tengo a mantenere la parola».
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Quotidiano Di Puglia