ì al Piano delle coste, purché vengano ridotte, dopo gli stabilimenti, anche le spiagge libere con servizi e siano previsti criteri più stringenti di tutela...
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Anche per questo, probabilmente, il neo confermato sindaco, due giorni fa, ha scritto alla commissione Vas chiedendo che «il processo di valutazione del Piano si definisca dentro un momento di condivisione, di conoscenza collettiva che faciliti il coinvolgimento di cittadini, operatori e istituzioni, per diventare strumento strategico e non mero adempimento».
Il Piano, lo scorso febbraio, è già stato sottoposto all'attenzione di quelli che, in linguaggio tecnico, sono definiti Soggetti Competenti in Materia Ambientale (Scma): dalla Regione alla Provincia, passando per i Consorzi di bonifica. E in questi mesi, a quella prima consultazione pubblica, hanno risposto anche i privati, a partire da alcuni lidi (Lido Pevero Beach, la ditta Stella Marco, la società Heiwa srl, il lido Circeo, il lido Kalù, il lido Smeraldo) per finire a Federbalneari. Questo secondo momento di confronto, dunque, servirebbe per superare le criticità mosse dagli imprenditori del settore – alcune delle quali, per la commissione Vas, sono «meritevoli di approfondimento» - e per esaminare quelle sollevate, invece, da ufficio Parco e Soprintendenza, destinate a impattare ancora di più sulle aspettative degli imprenditori e su un litorale sviluppatosi, fino a oggi, senza alcuna regola certa.
La Soprintendenza, per esempio, ha imposto il «divieto assoluto di concessione» per un'area più vasta di quella considerata dal Comune, chiarendo che la pressione antropica lungo la costa è stata così invasiva in questi anni da aver reso «estremamente fragile» la fascia dunale: dunque no alle spiagge libere con servizi, quell'area deve restare libera. E soltanto dopo un adeguato e periodico monitoraggio – ha specificato la soprintendente Maria Piccarreta – si potrà valutare la possibilità di dare in concessione anche queste zone, ritenute oggi off limits. Negata, poi, agli stabilimenti la possibilità di «esercitare attività di ristorazione» vere e proprie. Non solo. Nessuno stabilimento avrà il permesso di tenere in piedi le strutture anche durante la stagione invernale, come previsto dalla legge e come hanno ribadito molteplici sentenze del Consiglio di Stato che la Soprintendenza richiama, chiedendo inoltre al Comune di prevedere il mancato smontaggio fra le condizioni previste dal Piano per procedere, in futuro, alla revoca della concessione.
Anche l'ufficio Parco ha chiarito che alcune spiagge libere con servizi vanno convertite in spiaggia libera. E ha chiesto, ancora, che la fascia di rispetto di tutti gli stabilimenti e di tutte le spiagge libere con servizi sia di 5 metri e non di tre, come previsto dal piano. Ancora. L'ufficio Parco ha evidenziato come debbano essere eliminate, da Spiaggiabella, «le strutture ricettive ed attività ricreative previste in via della Gioventù e via Ortona» e che tutte le strade a ridosso del cordone dunale «siano trasformate in aree ciclabili o pedonali», vietando il passaggio delle auto. Un lungo elenco di “no” destinato a far discutere la città e gli addetti ai lavori. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia