Con l'accusa di avere perseguitato una collega di lavoro attraverso falsi profili

Con l'accusa di avere perseguitato una collega di lavoro attraverso falsi profili
Con l'accusa di avere perseguitato una collega di lavoro attraverso falsi profili su Messenger, inviandole anche foto delle sue parti intimi, facendo continue allusioni alla...

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Con l'accusa di avere perseguitato una collega di lavoro attraverso falsi profili su Messenger, inviandole anche foto delle sue parti intimi, facendo continue allusioni alla sfera sessuale e fornendole dettagli per farle capire che la stesse seguendo ed osservando, un uomo di 50 anni, di San Cesario, è stato condannato a sei mesi di reclusione. Atti persecutori, l'accusa, meglio conosciuti come stalking.

La sentenza del giudice della prima sezione penale del Tribunale di Lecce, Stefano Sernia ha inoltre stabilito che l'imputato debba versare una provvisionale di diecimila euro alla donna costituitasi parte civile con l'avvocato Amilcare Tana.
Un anno ed otto mesi di reclusione sono stati chiesti dal viceprocuratore generale Vito Aprile, per l'assoluzione ha concluso l'avvocato difensore Michele Reale.
Tre mesi il termine indicato dal giudice per depositare le motivazioni della sentenza che ha avallato le conclusioni dell'inchiesta condotta dal pubblico ministero della Procura di Lecce, Maria Rosaria Micucci.
In aula la prova si è formata anche grazie al contributo fornito dai consulenti informatici Luigina Quarta e Salvatore Sambati, sui messaggi ricevuti dalla donna da tre falsi profili: ora Andrea Pirro, ora Ale wind, ora Alessandro wind.
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Quotidiano Di Puglia