A fronte di finanziamenti per 8,4 miliardi di euro, le sofferenze bancarie di consumatori e imprese salentini schizzano nel valore a 1 miliardo 110 milioni di euro nel 2015....
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Il 21,2% delle sofferenze è attribuibile alle aziende (895 milioni di euro a fronte di finanziamenti per 4,5 miliardi). Il resto è dunque riconducibile ai cittadini che non svolgono attività imprenditoriale. Per definizione, le sofferenze rappresentano la somma di quelle rate non rimborsate dai clienti alle banche e la cui riscossione appare incerta. Secondo Confartigianato imprese Lecce, possono tradursi in possibili perdite in bilancio per le società e gli intermediari creditizi. Lo stesso osservatorio disarticola anche le possibili cause dell’impennata che tra il 2009 e il 2015 è stata rilevata in provincia di Lecce. «L’incremento – si legge nel rapporto di Confartigianato - è dovuto, principalmente, all’aggravarsi della recessione che continua a penalizzare i comparti produttivi e commerciali del Salento. Non si intravedono, al momento, spiragli di luce. Inutili le due inversioni di tendenza registrate nel corso del primo trimestre 2012 e del secondo trimestre 2013, quando le sofferenze sono diminuite rispettivamente del 4,1 per cento (da 655 a 628 milioni) e dell’1,8 (771 a 757 milioni)». Il momento più critico è stato rintracciato nel secondo trimestre 2011 (+13,5%) e nel quarto trimestre 2012 (+13,8%).
Il tetto del 10 per cento è stato sfondato alla fine del 2013. Sono ormai 13.714 le persone segnalate alla Centrale dei rischi. All’inizio del 2009 erano 8.294. Per il direttore dell’Osservatorio, Davide Stasi, «l’incremento delle sofferenze bancarie è la dimostrazione più evidente dello stato di crisi attraversato dalle aziende e dalle famiglie salentine. Sempre più imprenditori, infatti, si trovano in affanno nel rimborsare i finanziamenti ottenuti dalle banche per portare avanti la propria azienda. La cronica mancanza di liquidità e la prolungata fase di recessione che stiamo tuttora vivendo sono tra le principali cause che hanno fatto esplodere l’insolvibilità, nonostante la sempre più rigorosa selettività della clientela alla quale le banche hanno erogato il credito negli ultimi tempi. Ciò – spiega Stasi - spiegherebbe la difficoltà di accesso al credito che quotidianamente riscontrano le famiglie e le micro e piccole imprese. In sostanza, se i prestiti vengono rimborsati con maggiori difficoltà, le banche non possono fare altro che stringere i cordoni della borsa. E qui si aprirebbe una riflessione profonda, perché se da un lato le banche sono meno propense a concedere finanziamenti perché l’economia arretra, dall’altro proprio l’economia – secondo Stasi - avrebbe bisogno di credito per riprendersi. Un nodo questo che inevitabilmente occorrerà sciogliere per rilanciare il sistema produttivo locale». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia