Si finge santone per riconquistare la ex. Poi le minacce: «Un rituale per ucciderti». Condannato

Il tribunale di Lecce
«Ho ricevuto l'ordine di ucciderti, dobbiamo annullare il rituale». Si sarebbe spacciato per santone per cercare di riallacciare il rapporto con l'ex...

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«Ho ricevuto l'ordine di ucciderti, dobbiamo annullare il rituale». Si sarebbe spacciato per santone per cercare di riallacciare il rapporto con l'ex fidanzata, mettendo in atto una serie di atti persecutori che avrebbero costretto la presunta vittima ad alterare le proprie abitudini di vita e a temere per la propria incolumità e per quella della sua famiglia. Ieri un 37enne di Casarano è stato condannato a quattro anni di reclusione al termine del processo con rito abbreviato dinanzi al giudice per l'udienza preliminare del Tribunale di Lecce Maria Francesca Mariano.

Atti persecutori nei confronti della ex

L'uomo è accusato di aver compiuto atti persecutori nei confronti della ex compagna, operando un sistematico controllo di ogni aspetto della sua vita, vietandole di vedere le amiche e assillandola con continue telefonate e messaggi mossi da una gelosia asfissiante. Non accettando la decisione della donna di interrompere la relazione, l'avrebbe tempestata di chiamate e messaggi offensivi e minacciosi, insinuando anche che la ex lo avesse tradito. Successivamente, utilizzando prima il telefono della madre e poi un numero di telefono estero (perché il suo numero, nel frattempo, era stato bloccato sul telefono della presunta vittima), avrebbe finto di essere un “maestro spirituale” e avrebbe scritto messaggi del tipo «Ho ricevuto l'ordine di ucciderti, ma i miei geni non sono d'accordo perché sei innocente. Vuoi conoscere la persona che mi ha ordinato di farti del male?».

 

E, ancora: «Quello che mi ha dato l'ordine di ucciderti è vicino a te. Abbiamo fatto un rituale su di te per ucciderti, e uno che mi ha dato l'ordine di ucciderti è un tuo amico. Se vuoi sapere tutta la verità dobbiamo prima annullare il rituale». Avrebbe anche inviato delle foto della donna (scatti che, per l'accusa, solo l'uomo poteva avere), nonché un'immagine in cui erano ritratti due coltelli con la lama indirizzata verso il volto della 23enne. Il tutto sarebbe andato avanti fino al mese di febbraio del 2019 e con l'aggravante di aver commesso il fatto in qualità di persona già legata da relazione affettiva alla persona offesa.

L'inchiesta

L’inchiesta, scattata in seguito alla denuncia che la donna ha presentato ai carabinieri della stazione cittadina, è stata coordinata dal pubblico ministero della Procura di Lecce Giorgia Villa. La presunta vittima, assistita dagli avvocati Ada Alibrando e Salvatore Ponzo, si è costituita parte civile ed ha chiesto un risarcimento di 100mila euro per i danni subiti dalle persecuzioni e dalle minacce messe in atto dall'ex compagno. L'intera vicenda, infatti, le avrebbe causato un perdurante e grave stato di ansia e di paura, nonché il timore per la sua incolumità e per quella dei propri cari, che l'avrebbe costretta ad alterare le proprie abitudini di vita. L'uomo è stato ammesso a rito abbreviato e ieri si è presentato dinanzi al giudice per le indagini preliminari per la decisione. Il pubblico ministero di udienza, Donatina Buffelli, ha chiesto una condanna ad un anno e sei mesi di reclusione. Il giudice, però, andando ben oltre la pena invocata dall'accusa, ha condannato l'uomo a quattro anni di reclusione e al pagamento delle spese processuali. Inoltre, in sede civile sarà stabilito il risarcimento per la presunta vittima, che, come si diceva, ha chiesto 100mila euro. L'uomo è stato difeso dall'avvocato Attilio De Marco. Nelle prossime ore saranno depositate le motivazioni, lette le quali la difesa potrà valutare se presentare ricorso in appello contro la decisione di primo grado.

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Quotidiano Di Puglia