La vita oltre i cent’anni: nel Salento sono 207 i super nonni secolari

Antonia Caiffa 108 anni di Gallipoli
Magri, pieni di voglia di vivere e in gran parte donne. Chi sono? I centenari che aumentano in maniera consistente: a fine degli anni ’90 la Puglia ne contava 250 oggi solo il...

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Magri, pieni di voglia di vivere e in gran parte donne. Chi sono? I centenari che aumentano in maniera consistente: a fine degli anni ’90 la Puglia ne contava 250 oggi solo il Salento ne vanta 207: 164 donne, 43 uomini. Centenario più, centenario meno, visto che la conta è fatta sulla base dei nominativi presenti negli uffici dell’anagrafe dei comuni salentini e qualche dato potrebbe essere ballerino, ma al netto rimane un bel battaglione di arzilli vecchietti. E non è un caso o uno scherzo del destino che le donne siano più longeve: hanno un bonus di 30 anni sugli uomini grazie agli ormoni che tra i 20 e i 50 anni determinano un invecchiamento più lento. Come pure non è un caso che i centenari siano in costante aumento: il nostro patrimonio genetico ci permette di vivere sino a 120 anni, solo che accade raramente che qualcuno riesca a utilizzare quasi tutto il potenziale.








Per il primato della longevità bisogna andare in Francia, in Provenza, per la precisione, lì dove ha vissuto Jeanne Louis Calment, morta nel 1997 ad Arles all’età di 122 anni e 164 giorni. Nessuno al momento le ha strappato il record. Sul sito di Gerontology Research Group (gruppo di volontari che ricercano i dati sulla longevità e che certifica l’esistenza in vita dei centenari) sono stati elencati i magnifici 100 più longevi nel mondo e la Puglia fa la sua parte. La supernonna è Susannah Mushatt Jones (116 anni), nata il 6 luglio 1899 e residente a New York. È tallonata da Emma Morano, residente a Verbania (Piemonte), che essendo nata il 29 novembre 1899 non ha ancora compiuto i 116 anni.



Tra gli uomini lo scettro lo detiene Salvatore Caruso (109 anni), nato il 2 novembre 1905 e residente a Molochio (Calabria). In Puglia la super centenaria è Maria Giuseppa Robucci (nata a Poggio Imperiale il 20 marzo 1903) che ha bypassato i 112 anni. E poi c’è la squadra dell’ex aequo: 108 anni a testa per Antonia Caiffa (nata a Gallipoli il 7 aprile 1907), Vita Maria Sansonetti (nata a Bari il 13 febbraio 1907) e Rosa Di Modugno (nata a Ruvo di Puglia il 28 febbraio 1907).



Il loro segreto? Lo spiega Antonio Capurso, già professore ordinario di Geriatria e primario di Medicina interna e Geriatria al Policlinico di Bari. «Alla fine degli anni ’90 abbiamo studiato i centenari – racconta Capurso – e la cosa che in un primo momento ci spiazzò fu il fatto che le loro analisi erano perfette. In realtà per raggiungere quel traguardo non poteva essere altrimenti». E già. Ma cosa hanno di speciale da poter vivere una vita così lunga? «Innanzitutto i centenari sono tutti normopeso: nessun obeso o persona in sovrappeso è diventato centenario. Per tre quarti sono donne perché il buon Dio gli ha fatto il regalo di un bonus che va dai 20 ai 50 anni: la colesterolomia sale progressivamente, dalla pubertà in poi. Nella donna rimane stabile sino a 50 anni e così guadagnano 30 anni sugli uomini. Poi c’è un’altra variabile: gli ormoni femminili proteggono dall’invecchiamento, mentre il testosterone fa invecchiare». Grazie allo screening fatto su quei centenari il professore Capurso e la sua equipe scoprirono che quegli anziani avevano «una capacità di riparazione del Dna formidabile».



Un caso? «Al di là della genetica – chiarisce il professore – incidono i fattori ambientali, la dieta alimentare, il fatto di non fumare. Per sperare di vivere sino a cento anni e più – tecnicamente possibile perché il nostro patrimonio genetico ci permetterebbe di vivere sino a 120 anni, ma noi sfruttiamo mediamente solo due terzi di questa possibilità di vita – bisogna nascere in Puglia dove la dieta mediterranea è la base dell’alimentazione».

Il richiamo è a quelle abitudini alimentari a base di frutta fresca, legumi, cereali, pesce e non carne. «Il pesce favorisce la longevità – afferma Capurso - per la presenza degli omega 3 che mantengono il sangue più fluido e quindi sono antitrombosi, oltre ad avere un effetto fondamentale sul cuore: sono il più potente aritmico presente in natura, ma alle aziende farmaceutiche non conveniva che si sapesse perché hanno interesse a vendere i loro farmaci. Per la carne, invece, è dimostrato in maniera inequivocabile la relazione tra il cancro e le sue proteine nel tumore del colon».



Eppure un asso nella manica i centenari ce l’hanno. «La capacità di sognare proietta nel futuro. A Taranto sottoponemmo a screening una centenaria di 114 anni – rende noto il professore Capurso – ebbene, nonostante la sua età lei continuava a programmare il futuro. A un mio collaboratore promise che se fosse andato a trovarla l’anno dopo gli avrebbe regalato una bottiglia di vino. Nel corso della vita accadono cose possono far perdere la voglia di vivere, ma se si ha la capacità di proiettarsi nel futuro la vita ti tiene più a lungo con sé». Il ritratto, insomma, è presto fatto: cibi della tradizione, peso forma, niente fumo, tanta voglia di vivere e un po’ di omega 3.



NONNA RECORD, SMALTO ALLE UNGHIE E PIZZA: E' LEI LA PIù LONGEVA DI TUTTI - «Come stai nonna Antunuccia?». «Benissimo», un largo sorriso e un gesto con le braccia come per dire “non si vede?”, nessun tremore nella voce, le labbra rosse che non hanno bisogno di rossetto e due occhi vispi colore del cielo, profumo di rose. Chi potrebbe mai dirlo che questa bella nonnina viaggia ormai per i 109 anni che compirà nel prossimo mese d’aprile?

Antonia Caiffa, detiene un record è la più longeva del Salento, la seconda in Puglia e la terza in Italia.

«Ma quanti anni hai?». «18, 19 - risponde sorridendo - con uno zero in mezzo». A guardarla si rimane estasiati, muove le mani nel parlare, consapevole di averle ancora molto belle, e non le deve mancare mai quella pennellata di smalto che le valorizza. «Infatti quando non ha le unghie smaltate – racconta la pronipote Luana che l’accudisce amorevolmente – me lo fa notare e dice: “mah, queste mani”, e quindi rimettiamo subito lo smalto». Mani preziose quelle di Antonia che sin da ragazzina, e fino ai suoi 101 anni, non ha fatto altro che ricamare. Lei è stata una grande ricamatrice, un’artista ed è questa la prima cosa che dice: «Ricamavo, lavoravo sempre, non mi muovevo mai di casa». I suoi lavori, da ciò che si sa, pare abbiano fatto incantare le signore torinesi che le commissionavano coperte e tovaglie, pagandogliele a volte anche più di quello che lei stessa chiedeva. E Antonia guadagnava molto, ma molto bene, ed era abituata a maneggiare denaro e a vivere districandosi benissimo in quell’ambiente non facile della capitale piemontese.



Ma come arriva a Torino? Antonia nasce a Gallipoli, è la prima di quattro fratelli e anche l’unica femmina. Il padre Noè stravedeva per lei e ne era molto geloso e lei stravedeva per lui. Oggi ne parla, illuminandosi nel viso, come se fosse ancora vivo, mentre nomina meno la sua mamma di nome Monte Ivagnes: «A casa stavo bene, stavamo benissimo, non mi è mai mancato niente. La guerra? Non l’ho sentita, non ricordo mai alcuna privazione, mangiavamo di tutto e il pesce non mancava». Il suo volto diventa ancora più sereno quando parla della sua infanzia, della sua giovinezza: «La vita di una volta era leggera, oggi è pesante».



Noè, il suo amato papà faceva “l’uttaru”, il bottaio, un mestiere che all’epoca rendeva molto bene, i bottai erano un’istituzione a Gallipoli e oggi di quel mestiere rimane il ricordo, attraverso una confraternita a loro dedicata. E poi c’erano le feste, Noè era un uomo di società e non mancava di organizzarne anche nella sua casa. E proprio grazie ad una di queste feste Antonia conosce Totò, che diventa suo marito, ma del suo matrimonio non ama parlare. Era bello Totò? «Chi?», chiede quasi stranita, non sarà stato tutto rose e fiori e comunque Antonia non ha figli. L’amore? Il corteggiamento? Tutto rimosso, solo un flash, e riguarda quella volta che Totò le prese molti soldi per andare a giocarseli al casinò di Montecarlo. Rimase via per molto tempo ma lei alla fine lo perdonò e lo riprese a casa.



Dopo il ritorno a Gallipoli per questioni legate alla famiglia d’origine, Totò muore a causa i un infarto e lei rimane vedova ancora giovane, ma a risposarsi non ci pensa proprio. Lavorare invece sì, e sforna i suoi ricami come un pittore fa con i suoi quadri. «Ma lei è stata una grande donna in tutto – incalza la pronipote Luana – sono note le sue orecchiette, i suoi pasticciotti, i suoi arrosti di carne, pranzare da lei era una festa. Anche in questo aveva mani magiche». Antonia è poi vissuta da sola ed è stata completamente autonoma tranne che per la spesa, pagamenti di bollette ecc, fino all’età di 102 anni. Uno dei tanti aneddoti riguarda una scena alla “Shining” vissuta da un medico che andando a trovarla a casa, l’ha vista apparire sulle scale con un coltellaccio in mano. «Ma che fai?», le chiese l’uomo preoccupato. «Pulizzu le cozze, no?».



Antonia si alza con comodo al mattino, una spremuta d’arance e dopo colazione con latte e friselline, attentissima alla sua igiene personale. Dopo essersi riordinata, la sua giornata scorreva tra ricami preghiere e casa. Poi un problema agli occhi non le ha più permesso di rimanere sola e da circa sette anni vive con la figlia di un suo nipote diretto, che porta il suo cognome. Gioca spesso e si diverte con i figli di sua nipote che la adorano, mangia sempre di tutto, ma ora ha delle preferenze che la fanno un po’ ragazzina, impazzisce per la pizza, la cotoletta panata e le patatine fritte: «La vita è questa qua e non c’è niente da fa’». (Antonella Margarito) Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia