Salento, partorì in casa ma la bimba morì: cinque medici a processo, altri quattro prosciolti

Salento, partorì in casa ma la bimba morì: cinque medici a processo, altri quattro prosciolti
La gravidanza procedeva bene, non sembravano esserci problemi di sorta. Il momento del parto però, giunse quando la futura mamma si trovava a casa, a Nardò, e la...

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La gravidanza procedeva bene, non sembravano esserci problemi di sorta. Il momento del parto però, giunse quando la futura mamma si trovava a casa, a Nardò, e la piccola nacque senza vita. La vicenda è diventata un caso giudiziario, e sarà trattata in un processo con rito ordinario: il gup Angelo Zizzari ha infatti rinviato a giudizio cinque medici, mentre ne ha prosciolti altri quattro. Si tratta di personale del reparto di ginecologia dell’ospedale Santa Caterina Novella, di Galatina.

Secondo l’accusa, in cooperazione, per imprudenza, negligenza e imperizia e sopratutto per «inosservanza delle buone pratiche clinico - assistenziali» avrebbero provocato un parto prematuro alla donna che avrebbe dato alla luce la sua bimba priva di assistenza medica.

I fatti risalgono al febbraio 2017

 A quanto è stato ricostruito dalla pm Stefania Mininni, che ha coordinato le indagini, i medici pur essendo stati informati di perdite ematiche già alla 38esima settimana, non avrebbero eseguito un’ecografia e non avrebbero monitorato adeguatamente gli ultimi giorni della gravidanza per programmare il parto. Stando a ciò che è emerso dalle testimonianze acquisite e dalle consulenze medico legali prodotte, un tempestivo ricovero ospedaliero avrebbe forse potuto evitare il peggio. Si verificò invece una «morte uterina per infiammazione degli annessi fetali, a seguito di infezione da streptococco».

Due le parti civili. I genitori della neonata a cui toccò vivere un incubo. La felicità dell’attesa, mista al timore che potesse accadere qualcosa, un’angoscia comune a tutti in situazioni del genere, si tramutò nel dramma nel volgere di pochissimo tempo. Nei mesi precedenti erano state effettuate tutte le analisi previste. I controlli, le ecografie. Il monitoraggio di una gravidanza che non era risultata a rischio, fino a quel momento. Nel processo si dovrà appurare se un comportamento differente dei dottori avrebbe potuto scongiurare la tragedia. O se invece, l’operato del personale sanitario sia stato corretto. Se, insomma, i medici avessero rispettato i protocolli e valutato con la dovuta attenzione quanto era stato rappresentato dalla paziente. Il processo inizierà a luglio dinanzi al giudice moncratico Marco Marangio Mauro. I quattro medici prosciolti sono difesi dagli avvocati Giuseppe e Laura Bonsegna, Michele Torsello e David Dell’Atti). I cinque rinviati a giudizio dagli avvocati Ester Nemola, David Dell’Atti e Daniela Bove.

 

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Quotidiano Di Puglia