Attilio Monosi andrà alle elezioni con la spada di Damocle dell’arresto che penderà sul suo capo. È stata infatti fissata per il 13 giugno - due giorni...
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Ieri intanto, sempre davanti ai giudici del Riesame, si è discussa la posizione di Lillino Gorgoni, dirigente dell’ufficio Patrimonio del Comune di Lecce, e di Serena Politi, braccio destro della presidente dell’associazione Antiracket Salento Maria Antonietta Gualtieri. I due, assistiti dai legali di fiducia, gli avvocati Amilcare Tana e Giuseppe Milli, hanno chiesto la revoca o comunque l’attenuazione delle misure cautelari cui sono stati sottoposti: Gorgoni è ancora rinchiuso nel carcere di Lecce, mentre la Politi è ai domiciliari. Le difese hanno cercato di spiegare ai giudici come per gli indagati non sussistessero i presupposti per l’arresto. In particolare la donna ha sostenuto di essere stata la collaboratrice della Gualtieri fino al gennaio del 2016. E dunque - secondo il suo legale - non avrebbero ragione di esistere i rischi di reiterazione del reato e di inquinamento delle prove paventati dalla Procura. In ogni caso, i giudici decideranno nelle prossime ore.
L’inchiesta ha rappresentato un vero e proprio terremoto, sia politico che nell’ambito dell’associazionismo antiracket. Monosi è accusato di peculato (ipotesi di reato che però il gip Giovanni Gallo non ha accolto nel valutare le esigenze cautelari), truffa e falso, nell’ambito della vicenda che ha visto la Saracino Costruzioni destinataria di un doppio pagamento per i lavori effettuati alla nuova sede dell’associazione Antiracket, prima da parte del Comune (in maniera illecita, secondo la Procura), poi dal Ministero, tratto in inganno da una falsa documentazione redatta - sempre secondo l’accusa - con la complicità, tra gli altri, proprio di Gorgoni e di Giuseppe Naccarelli, ex funzionario dell’ufficio Patrimonio del Comune di Lecce. L’inchiesta ruota attorno alla figura di Maria Antonietta Gualtieri, fondatrice dell’associazione e considerata il deus ex machina<CF4001>dell’intera operazione. Nel mirino della Procura sono finiti i finanziamenti erogati dal Ministero e finalizzati ad assunzioni e lavori: assunzioni e lavori che, in molti casi, sarebbero risultati fittizi, consentendo dunque alla Gualtieri di intascare le relative somme versate dallo Stato.
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Quotidiano Di Puglia