Debito insoluto e aggredisce un 55enne a calci e pugni: condannato a dieci anni

Debito insoluto e aggredisce un 55enne a calci e pugni: condannato a dieci anni
Dieci anni di carcere (a fronte dei quattro richiesti dal pubblico ministero) per Roberto Palamà, il 49enne di Racale accusato del tentato omicidio di un 55enne, anche lui...

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Dieci anni di carcere (a fronte dei quattro richiesti dal pubblico ministero) per Roberto Palamà, il 49enne di Racale accusato del tentato omicidio di un 55enne, anche lui di Racale, all'interno dell'area di servizio “Ip”, sulla strada provinciale per Torre Suda. La condanna è arrivata ieri, al termine del giudizio con rito abbreviato.

I fatti sono avvenuti il 22 settembre del 2021

Secondo l'accusa, al culmine di una lite scoppiata per un debito di somme di denaro che lo stesso 49enne aveva nei confronti del 55enne, Palamà avrebbe aggredito il compaesano con pugni e calci su tutto il corpo, specialmente alla testa. Colpi di una violenza inaudita, sottolinea l'accusa, perché inferti indossando scarpe antinfortunistiche. Il pestaggio sarebbe continuato anche quando la vittima, accasciata al suolo, aveva ormai perso conoscenza e stava sanguinando dalla nuca. Solo l'intervento di una terza persona aveva impedito il peggio, ma il 55enne era comunque entrato in coma, presumibilmente per un'emorragia cerebrale, ed era stato ricoverato in gravissime condizioni al “Vito Fazzi” di Lecce. Dopo il pestaggio, Palamà si era allontanato dall'area di servizio, ma i carabinieri della compagnia di Casarano e della stazione di Racale si erano messi subito sulle sue tracce, presentandosi nella sua abitazione e arrestandolo quella stessa notte con l'accusa di tentato omicidio aggravato dai futili motivi.

Processo con rito abbreviato

Ieri, dinanzi al giudice dell'udienza preliminare, si è svolta l'udienza del processo con rito abbreviato, che si è conclusa con la condanna dell'uomo a dieci anni di reclusione. La sentenza è stata firmata dal gup Giulia Proto. Il giudice è andato ben oltre la richiesta avanzata dal pubblico ministero Maria Rosaria Petrolo, che per l'imputato aveva chiesto quattro anni di carcere. Il difensore dell'imputato, l'avvocato Biagio Palamà, aveva invocato la derubricazione del reato da tentato omicidio a lesioni gravissime, ma la richiesta non è stata accolta. Ora è pronto a presentare appello, ritenendo sproporzionata la condanna rispetto alla richiesta del pubblico ministero. La parte civile è difesa dall'avvocato Salvatora De Lorenzis. Entro 15 giorni saranno depositate le motivazioni della sentenza.

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Quotidiano Di Puglia