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Oltre 10 ore di attesa per consegnare il paziente in Pronto soccorso per i casi di sospetto Covid e, poi, far sanificare l'ambulanza. E l'equipaggio del 118, stremato ed esausto, usa le sedute della sala d'attesa dell'ospedale Dea Fazzi di Lecce per recuperare un po' di sonno. «Turni massacranti, non ce la facciamo più».
Qualche metro più in là il paziente bloccato in ambulanza per 10 ore in attesa. E ieri, dopo un terribile weekend, è toccato ad altri cinque sospetti casi Covid, rimasti per ore sul mezzo di soccorso del 118 in attesa della presa in carico. È la fotografia degli ultimi tre giorni al Pronto soccorso del polo ospedaliero leccese.
Il cortocircuito si è determinato perché nel weekend si è registrato un incremento improvviso dei casi sospetti che ha fatto salire a 35 il numero giornaliero dei malati portati dal 118 con sintomi Covid. Le cifre, allora. L'altra notte e ieri al pronto soccorso del Dea c'erano 17 pazienti positivi in attesa di ricovero. In pratica nel fine settimana si è passati dal 2 per cento circa di positività riscontrate sui pazienti con sintomi suggestivi del Covid a un incidenza del 30 per cento: 1 su 3, addirittura.
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Il tappo, al Pronto soccorso del Dea, è diretta conseguenza della difficoltà di ricovero dei contagiati e non è un problema di posti letto (ce ne sono disponibili in abbondanza), ma di carenza di personale, medico e infermieristico. Quindi? Il 118 lamenta il blocco delle ambulanze che a causa di queste attese sono sottratte al territorio costringendo la centrale operativa a fare un sorta di lista d'attesa delle chiamate, ma dal fronte del pronto soccorso levano gli scudi perché tutto viene centralizzato, anche quando sono al tutto pieno.
«Il 118 e le Usca devono fare più filtro sul territorio avverte Silvano Fracella, direttore del pronto soccorso del Fazzi e del Dea altrimenti è scontato che si crei un imbuto visto che abbiamo difficoltà a ricoverare.
Il Covid mette alle corde la sanità e i sindacati hanno esternato le loro preoccupazioni nell'incontro via web con il direttore generale della Asl di Lecce, Rodolfo Rollo. «Siamo molto preoccupati afferma Antonio Tarantino, segretario provinciale della Uil Fpl perché ci troviamo impreparati alla seconda ondata. Si è parlato di posti letto, di terapie intensive, ma la Regione non ha mai detto che si trattava di previsioni poco concrete visto che non c'è il personale per coprire questi posti letto aggiuntivi. Basti pensare allo stremo degli operatori sanitari testimoniato dall'equipaggio rimasto in pronto soccorso per dodici ore perché non c'erano posti letto per i ricoveri. Forse dovremmo affidare alla Protezione civile la gestione dell'emergenza. A Galatina hanno sdoppiato il laboratorio e dividendo il personale ora non sono più in grado di garantire i turni h24: qual è il senso? Rischiamo di fare la fine della Calabria».
Francesco Perrone, segretario territoriale della Fsi-Usae, ribadisce che la priorità è l'assunzione di medici e infermieri: «Abbiamo confermato al direttore generale Rollo l'esigenza urgente di poter assumere il personale medico-infermieristico e gli operatori socio-sanitari per Malattia Infettive e Rianimazione del Fazzi, ma anche per altri ospedali. Occorre potenziare il servizio del medico competente e del Sisp e corrispondere al personale dipendente avente diritto per assistenza sanitaria Covid l'indennità di malattia infettive». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia