Pagelle ai dipendenti, l'ex dirigente a muso duro: «In passato anche autovalutazioni. Ora spazio al merito»

Palazzo Carafa
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«Mi hanno riferito di anni e casi in cui le schede di valutazione erano redatte dagli stessi dipendenti valutati». Una prassi che avrebbe portato dunque, negli anni, a garantire  a tutti un 100 “politico” e, dunque, premi e incentivi previsti dal contratto. A dirlo è l'ex dirigente dell'ufficio Tributi e Patrimonio, Emanuele Carratta, che sulla guerra - mediatica e giudiziaria - scatenata da alcuni dipendenti insoddisfatti del voto ottenuto, è categorico: «Ho fatto il mio dovere: ho valutato la produttività di ciascuno e non sono tutti uguali. Non c'è nulla di personale, io non ho tessere di partito e non appartengo a nessuno. Non sono nemmeno più un dirigente comunale, ma ho fatto il mio dovere e c'è chi è stato felice di aver ricevuto per la prima volta una scheda compilata con accuratezza, personalizzata». 

Di più. Nessuna bocciatura, incalza Carratta: «Per quasi tutti i 37 collaboratori diretti dell'ufficio Tributi e Patrimonio le votazioni sono state superiori a 80 punti su un massimo di 100». E solo «sette impiegati hanno ottenuto un risultato finale insufficiente, appena 4 dei quali, peraltro, sono ancora in organico all'Ufficio Tributi».
E allora perché la protesta, con tanto di incarico all'avvocato Luigi Quinto di impugnare quelle schede? Perché il voto di valutazione, relativo alla produttività di ciascun dipendente, influenza il salario complessivo che il dipendente ottiene, comprensivo di premi, incentivi e via dicendo. Come da contratto. «Per quasi tutti i dipendenti - prosegue Carratta -, compresa la maggioranza dei clienti dell’avvocato Quinto, le votazioni sono state superiori a 80 punti su un massimo di 100. Peraltro, i dipendenti interessati avrebbero potuto chiedere il contraddittorio con i valutatori, così come è effettivamente accaduto per alcuni di essi, considerato che non rivesto più l’incarico di dirigente e non ho potuto avviare alcun contraddittorio preventivo al momento della consegna delle schede, così come richiesto dagli articoli 10 e 11 del vigente regolamento comunale».

«A chi mi accusa di non aver attribuito il massimo dei punteggi a tutti gli impiegati - chiude - come mi dicono essere accaduto negli anni scorsi (di recente, mi hanno riferito anche di anni e/o casi di schede redatte dagli stessi dipendenti valutati), rispondo che tale scelta mi avrebbe certamente consentito di “sacrificare” meno del mio tempo lavorativo, ma che ritengo qualsiasi tentativo di riforma del pubblico impiego -  di cui anche recentemente si discute in ambito nazionale - destinato a sicuro fallimento, se le persone chiamate a esercitare le funzioni apicali non agiscono con un forte senso di responsabilità, riconoscendo a produttività e merito il valore che meritano». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia