Nuova vita per Villa Himera: il tesoro liberty diventa resort

Nuova vita per Villa Himera: il tesoro liberty diventa resort
Una tigre che scorrazza nel deserto, una piramide sullo sfondo e le palme. A Lecce. A Villa Himera, parco sito in via San Bernardino Realino, anello verde che coccola un sontuoso...

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Una tigre che scorrazza nel deserto, una piramide sullo sfondo e le palme. A Lecce. A Villa Himera, parco sito in via San Bernardino Realino, anello verde che coccola un sontuoso palazzetto di esotica atmosfera. Al primo piano la tigre e la piramide: sono le figure del mosaico che campeggia sul pavimento della sala centrale. Non è l’unica composizione di tessere che impreziosisce l’edificio destinato all’accoglienza di turisti che non badano a spese. Acquistato da Savino Tesoro, ex presidente del Lecce calcio, diverrà un resort grazie anche al finanziamento stanziato dalla Regione Puglia. Lavori affidati alla Tecnocos, azienda neretina.

“Himera” fu chiamata da Vincenzo Candioto, che la fece costruire, in omaggio alla Sicilia, da cui egli proveniva. Correva la Bella Époque, anni brillanti che annunciavano benessere e pace. Così come promette questa villa. L’accoglienza che investe il visitatore è quella calorosa della gente del Sud: due rampe di scale si protendono dalla facciata verso l’osservatore come in un abbraccio. Le forme arabeggianti, i merletti dell’edificio immergono il turista in un’atmosfera liberty, confermata dai motivi floreali e dai ricami sparsi in mosaici e sui muri. Il prospetto si presenta monocromatico, ma i lavori si restauro gli regaleranno fasce orizzontali alternanti bianco e rosa antico. «Si nota il gusto liberty della decorazione intrecciato con la tradizione degli scalpellini locali alle prese con la pietra leccese e col carparo» fa notare l’architetto Raffaele Centonze, curatore della ristrutturazione in corso, la cui fine era prevista ufficialmente per la fine di quest’anno, ma probabilmente sarà rimandata alla prossima primavera. Un grande arco assistito da due volti di pietra invita a varcare le tre porte dell’ingresso principale. Immettono nella reception. «Ma si entrerà solo la prima volta da quell’ingresso, perché per recarsi in camera – prevede Centonze – si andrà per le scale monumentali, esterne. Quella di sinistra magari per salire, l’altra per scendere: come seguendo un’armonia cosmica». Intorno alla reception ci saranno salotti, in successione, e la sala ristorante. Sul lato destro del pianterreno un bar, dal quale si potrà osservare una vasca monumentale realizzata sfruttando una grotta artificiale creata nel giardino. Carte da parati rievocheranno le atmosfere liberty.
Al primo piano sette suites, camere matrimoniali. «Sono così poche perché abbiamo voluto salvaguardare i mosaici – spiega l’architetto - altrimenti avremmo dovuto sacrificarli per far passare dei tubi. Invece stiamo lavorando nel massimo rispetto dell’edificio». Oltre al mosaico raffigurante la tigre vi sono quelli che rappresentano delle mezzelune, inequivocabile riferimento alla civiltà araba. In un altro è ritratto un sole abbacinante alle spalle delle piramidi, fra le palme. Solo in due suites vi è il mosaico, oltre che nei salotti simmetricamente disposti ai lati della sala più grande. Nelle altre camere ci sarà il parquet in rovere, a spina di pesce, alla francese. Riscaldamento dal pavimento in alcune stanze, per mezzo di ventilconnettori in altre. E stanze da bagno piuttosto confortevoli. «Ogni bagno – svela Centonze - sarà una piccola spa, quindi dotata di bagno turco e di doccia con sauna». Il piano superiore sarà caratterizzato anche dalla volte. «Erano stati realizzati dei solai piani – spiega l’architetto – per abbassare i soffitti, affinché non si disperdesse il calore, ma stiamo rendendo le camere più caratteristiche».
 
Dalle camere è possibile l’affaccio su un giardino rigoglioso. Ci sono il fico, il viburno tino, il melograno, alberi di agrumi, la feijoa, il pittosforo, il ligustro, la macchia di bambù, il pino strisciante, palme, il mandorlo , il cipresso, il cedro, il leccio, cespugli di oleandro, l’ulivo. E c’è un filare di lecci intervallato da cespugli di alloro.

Chi godrà di questa bellezza saranno i clienti del resort, certo, ma i leccesi beneficeranno della riqualificazione della zona circostante. Che è quella della stazione ferroviaria, troppo spesso agli onori della cronaca nera. La strada che costeggia Villa Himera è una via di passaggio del capoluogo salentino, un tratto di fuga dal traffico dei veicoli. Una zona per la quale si attendono robusti interventi, come il famoso ribaltamento della stazione ferroviaria, rendendola accessibile anche dalla parte del museo dei treni, e la riqualificazione dell’area intorno alle cave di Marco Vito. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia