Desiderare un videogame sino al punto che ogni soldino regalato dai nonni o dal papà è accantonato per raggranellare la somma necessaria ad acquistarlo. Questo ha...
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Quarto e ultimo figlio di una coppia leccese (papà Massimo 48 anni e mamma Sonia 44) che vive nella 167 C, una decina di giorni fa, mentre pranzava con i genitori, fu catturato da una frase pronunciata dal papà: «Hanno sfrattato Nonno Pippi». I cartoni trasmessi in tv da quel momento diventarono un eco lontano e sfumato. Testa piegata a guardare nel piatto, Sandro ascoltava il racconto dell’odissea vissuta dall’81enne nonno Pippi (come lo chiamano tutti nel palazzo) destinatario di un avviso di sfratto perché non aveva pagato l’affitto e le rate del condominio. Il suo piccolo cuore si strinse perché sapeva bene cosa significasse vivere con sacrificio. Eppure ascoltò in silenzio, senza dire nulla, senza chiedere altri dettagli, senza domandare che fine avrebbe fatto il povero nonno Pippi una volta sfrattato. Tante immagini passarono nella sua mente, come il trailer di un film, ma non disse nulla. Intanto l’idea di quel videogame che l’avrebbe appassionato con la sua competizione virtuale non lo abbandonava.
Dopo qualche giorno, mentre giocava sotto casa con i suoi amici, Sandro vide nonno Pippi tornare a casa. Gli corse incontrò con la vivacità e la gioia che solo un bimbo può manifestare, mise la mano in tasca e tirò fuori 60 euro arrotolate. «Tieni, non mi servono», con queste parole Sandro - in un attimo - decise di rinunciare a una cosa molto desiderata, con un impeto di generosità a cui neppure un adulto si lascerebbe andare a cuor leggero.
Il nonnino, commosso, ringraziò e intascò, ma dopo un paio d’ore bussò alla porta dei suoi vicini e a un allibito papà Massimo restituì i 60 euro. «Mi meravigliai moltissimo e non capivo perché voleva darmi quei soldi a tutti i costi - racconta il papà di Sandro -, poi mi ha spiegato cosa aveva fatto mio figlio». Una ricostruzione, quella fatta da questo papà, toccante nella sua estrema semplicità. «Anche noi siamo poveri - confida - e la parrocchia ci aiuta. Per questo la mia prima reazione è stata di rimproverare Sandrino. Poi abbiamo riflettuto, io e mia moglie, e il gesto del bambino ci è piaciuto: gli abbiamo insegnato che bisogna aiutare il prossimo. A volte dividiamo il nostro pacco alimentare con nonno Pippi perché se non ci aiutiamo tra di noi come si fa ad andare avanti? Ho chiesto a Sandrino perché aveva dato quei soldi senza dirmi nulla. [/FI]Mi ha detto che aveva visto nonno Pippi piangere e gli era venuto dal cuore fargli quel regalo».
Storie di ordinaria/straordinaria generosità/solidarietà, quindi. «Siamo andati tutti e tre: io, mia moglie e Sandro a ridare i soldi a nonno Pippi - racconta ancora il papà di Massimo -: si è commosso, ma ci detto che non poteva accettare». E ora l’associazione “Pronto soccorso per i poveri”, dal suo profilo Facebook, avanza l’idea di candidare il piccolo Sandro a “Bambino più buono d’Italia”. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia