Segni particolari: il backstage, cioè l’area dedicata a camerini e uffici, è talmente piccolo da rendere impossibile la messa in scena dell’opera lirica....
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A confermarlo è stata ieri l’assessore alla Cultura della Giunta Salvemini, Antonella Agnoli, durante la sua prima audizione nella commissione presieduta dal consigliere Marco Giannotta di Un’Altra Lecce. L’assessore – la “lady delle biblioteche d’Italia”, componente del Consiglio superiore del ministero dei Beni culturali e consulente di numerose amministrazioni pubbliche, Regione Puglia compresa - è stata invitata a presentare attività, progetti e iniziative che si intende intraprendere nei prossimi mesi. E il tema dei contenitori culturali, naturalmente, non poteva mancare, per quanto si sia ancora alle battute iniziali di un percorso più lungo, che richiederà il coinvolgimento di associazioni e privati.
«Non è – ha chiarito Agnoli – esclusivamente un problema di gestione, ma anche di progetto culturale. Per esempio, nell’Apollo non si potrà fare la lirica perché, a suo tempo, il proprietario dell’edificio ne vendette una parte (quella dove è ospitato un bar e, al piano superiore, un’abitazione privata, ndr). Dunque camerini e uffici hanno spazi davvero ridotti». Troppo ridotti per pensare di riuscire a ospitare e offrire al pubblico leccese il dolore della Tosca, l’amore contrastato della Traviata e la storia sontuosa e articolata dell’Aida.
Raggiunto telefonicamente, l’ingegnere Luigi Del Grosso, che ha curato il progetto di recupero dell’Apollo, non ha nascosto il suo disappunto: «Lo dico da anni - ha chiarito - che il Comune avrebbe dovuto chiedere alla famiglia Cappello i danni per i vizi occulti, di natura statica e non solo, nella progettazione del vecchio tratro. Perché l’Apollo è stato costruito su un suolo comunale, ceduto in comodato alla famiglia Cappello che avrebbe dovuto restituirlo finito. E invece lo ha venduto e nemmeno per intero. Non so chi abbia potuto autorizzare la realizzazione di abitazioni ed esercizi commerciali in una parte della torre scenica». Ed è quella parte, oggi, a creare qualche problema sia dal punto di vista dell’allestimento delle opere liriche, impossibile, sia dal punto di vista dell’insonorizzazione del teatro. «Noi abbiamo curato nei dettagli quella interna ed esterna del teatro - ha aggiunto l’ingegnere Del Grosso - ma naturalmente non ci siamo occupati della porzione di teatro che nel frattempo è diventata privata. Di quella doveva farsi carico il vecchio proprietario, prima di vendere».
Tornando al futuro dell’Apollo e degli altri teatri della città, l’assessore Agnoli lavora lungo un doppio binario e con una visione di medio-lungo termine: da un lato si immagina di cosa riempire l’Apollo con i suoi 900 posti e, dall’altro, di come costruire insieme ad associazioni e privati un cartellone di spettacoli vario e complementare fra questo teatro, il Paisiello e il Politeama Greco.
Quotidiano Di Puglia