Un pezzo di storia della medicina salentina raccontata attraverso la rivisitazione di macchinari e strumenti. Oltre 140 “frammenti” raccolti in giro per gli ospedali...
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Le conclusioni e il taglio nastro saranno curate dal presidente della regione Michele Emiliano. La festa inaugurale di oggi sarà il punto culminante di una parabola cominciata da oltre un decennio, grazie all’idea di un manipolo di dirigenti, medici e dipendenti appassionati del proprio lavoro (tra questi Enrico Viola, Sergio Marsano, Fausto Gatto, Ninì Coluccia, Giuseppe Albahari e Nicola Filograna) tanto da dedicarvi una parte di tempo libero e da impegnarsi a perseguire il progetto sino all’atto finale, anche una volta andati in pensione. Il museo della medicina di Gallipoli, che si trova incardinato al piano terra lungo il corridoio che unisce la prima e la seconda torre del presidio, rappresenta di certo una singolarità: è infatti uno dei pochissimi esempi, forse l’unico, di un museo allestito in un nosocomio attivo e funzionante.
La custodia della memoria a due passi dalla sanità che, quotidianamente, si prende cura dei bisogni dei cittadini. Il lungo salone del museo mette in vetrina macchinari e strumenti d’epoca richiamati “in servizio”, sebbene solo per fare testimonianza. Tra i reperti in mostra un vecchio letto operatorio degli anni ‘50, un tavolo per gessi del 1967, un contaglobuli automatico del ‘74, un pirometro del 1990, un apparecchio radiologico portatile degli anni ‘70, un bisturi elettrico del ‘60 e tanto altro. Leggere ogni targhetta sarà un po’ come rendere omaggio a questi “fedeli servitori” che hanno accompagnato il lavoro di medici, tecnici e infermieri e assicurato diagnosi e terapie a tantissimi pazienti.
L’impresa, del resto, è sicuramente valsa la spesa. Il museo è stato realizzato a costo zero euro per l’azienda sanitaria. Merito dell’acume di un ex amministratore che ha finanziato il progetto rivendendo vecchie lastre radiologiche inutilizzate, il cui valore è dato dall’argento che contengono. Ora, per scoprire tutto questo, non resta che recarsi presso l’ospedale per una “visita”, ma stavolta solo di piacere. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia