È principalmente a lui che si riferiscono gli inquirenti quando parlano di insospettabili che hanno coperto la latitanza di Fabio Perrone. Perché Stefano Renna, 32 anni, in...
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giustizia. Eppure in casa ospitava un ergastolano, un uomo condannato per l’omicidio di un’altra persona e che avrebbe potuto compiere una strage in occasione della sua evasione, a novembre.
Adesso Renna è in carcere, accusato di favoreggiamento e detenzione di armi e munizioni. Di lui in paese si sa poco o niente. Oltre ai suoi genitori, a Trepuzzi ha anche un fratello ed una sorella. Dopo la separazione dalla donna con cui aveva convissuto per un certo periodo, viveva da solo, in via 2 Giugno.
Da solo, s’intende, fino all’arrivo di “Triglietta” in casa. Con suo fratello, da qualche tempo, aveva preso in gestione il “Barott8”, un locale in via Regina Elena, nei pressi del mercato coperto.
Prima di questa esperienza lavorativa, era stato occupato in un pub e, successivamente, aveva avuto in gestione anche un altro bar, sempre a Trepuzzi, in piazzetta Toscanini. Su di lui, incensurato, non si dice molto in paese, eccezion fatta per qualche discutibile frequentazione all’interno del suo bar.
Una cosa è certa: nessuno avrebbe mai immaginato che la sua abitazione sarebbe diventata la tana di un
pericoloso latitante. Gli inquirenti cercano ora di capire quale fosse il legame tra Perrone e Renna, e soprattutto quali siano i nomi delle altre persone
che hanno ospitato il latitante in queL’arrivo
della polizia in via 2 Giugno sti due mesi.
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Quotidiano Di Puglia