Muore in discoteca a 18 anni. Effettuata l'autopsia: malformazione cardiaca

Muore in discoteca a 18 anni. Effettuata l'autopsia: malformazione cardiaca
Era affetto da una cardiomiopatia ipertrofica, che può causare anche una morte improvvisa, Lorenzo Toma, il ragazzo stroncato da un infarto all'alba di domenica sul piazzale esterno della...

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Era affetto da una cardiomiopatia ipertrofica, che può causare anche una morte improvvisa, Lorenzo Toma, il ragazzo stroncato da un infarto all'alba di domenica sul piazzale esterno della discoteca “Guendalina" di Santa Cesarea Terme. Lo ha stabilito l'autopsia, disposta dal pm di turno Stefania Mininni, eseguita questa mattina alle 8 sul corpo del 18enne diplomato all'Istituto tecnico commerciale “Costa” di Lecce che sognava di lavorare a Wall Street.




L'ispessimento delle pareti del cuore gli avrebbe provocato un edema polmonare: da qui la sensazione di caldo e soffocamento che il giovane avrebbe accusato prima di accasciarsi sulla pista del locale e perdere conoscenza. Ora bisognerà attendere i risultati dei test tossicologici per stabilire se il giovane abbia assunto o meno droghe e alcol, oppure se la morte sia sopraggiunta a causa dello stress provocato da una lunga notte in discoteca.



Lorenzo Toma sabato sera era andato nel tempio della techno-house con la fidanzata e altri due amici. Un drink e poi il malore. Gli operatori del 118 hanno cercato con ogni mezzo di rianimarlo, ma alla fine hanno dovuto arrendersi. Lorenzo è morto stroncato da un arresto cardiaco. Una morta, la sua, fulminea.



Gli amici dicono che poco prima di sentirsi male, aveva bevuto da una bottiglia. Lo strazio della mamma Carla che da giorni, tra lacrime e disperazione, non fa altro che ripetere : «Figlio mio, che ti hanno dato?».



Questa la ricostruzione dei fatti.

Dopo aver trascorso tra le vie del centro storico il sabato sera, alle 24.30 Lorenzo, la fidanzata e due amici decidono di andare a ballare al Guendalina. Qui è in corso la serata “Techno Experience”. Alle 6,20 il 18enne beve un drink e alle 6.30 accusa un malore. «Ho caldo» avrebbe detto prima di accasciarsi sulla pista. Lo riferiscono gli stessi amici ai carabinieri che, nel frattempo, portano Lorenzo nel piazzale all'estermo del locale. La comitiva alle 6.40 chiama i soccorsi, che sono tempestivi. Alle 6.55 arriva una prima ambulanza del 118: i sanitari cominciano a praticare il massaggio cardiaco al 18enne. Pochi istanti dopo ne arriva un'altra, con medico a bordo. Viene usato un defibrillatore, ma inutilmente. Lorenzo presenta tracce ematiche sul volto. Per questo motivo il medico chiama il Centro Antiveleni di Pavia.



Dopo un'ora di tentativi per rianimarlo, Lorenzo Toma - che dopo il diploma sognava un futuro da ingegnere - viene dichiarato morto alle 8 del matino. La salma trasferita nella camera mortuaria del Vito Fazzi di Lecce. I carabinieri del Nucleo investigativo di Lecce e della Compagnia di Maglie hanno ascoltato gli amici della vittima per ora, intenzionati a capire se il ragazzo abbia preso alcol o droghe. Il Codacons chiede un “giro di vite nelle discoteche italiane e nei locali della movida”, mentre il manager del Guendalina, Vincenzo De Robertis accusa «ritardi nei soccorsi, l'ambulanza è arrivata dopo 40 minuti».



Sulla vicenda, che arriva a venti giorni dalla drammatica morte per overdose di ecstasy del 16enne di Città di Castello Lamberto Lucaccioni al Cocoricò di Riccione (chiuso per 4 mesi dal prefetto di Rimini Franco Improta), è intervenuto subito il presidente nazionale del Silb, Maurizio Pasca. «In un luogo dove dovrebbe esserci divertimento e socializzazione - scrive - un'altra giovane vita invece ha trovato la morte. Sono profondamente sconvolto, le parole in questi momenti sono inutili, alla famiglia le mie più profonde condoglianze. Certo non si può più mischiare vita e morte».



«Lorenzo non aveva nemmeno 19 anni. E' l'età dei sogni e dei desideri. L'età in cui il mondo sembra appartenerci sospinti da un entusiasmo contagioso e da una grande voglia di vivere. Per questo la sua tragica fine ci riempie di rabbia e di paure». Così il sindaco di Lecce, Paolo Perrone, che aggiunge: «Non sta a noi stabilire le responsabilità.. La tragedia di ieri mi preoccupa molto non solo come sindaco ma anche come padre».



Il sindaco ricorda che il Salento «è una terra che vive di turismo e quindi anche di divertimento. Tuttavia, dobbiamo fare in modo che la gente possa divertirsi in maniera sana e positiva. Mai come in questo momento, pertanto, è necessario che si apra una seria e concreta collaborazione tra le istituzioni, le forze dell'ordine e gli operatori del settore, a partire dal Comitato per l'ordine la sicurezza pubblica. Un grande abbraccio ai familiari e agli amici di Lorenzo». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia