LECCE - È morto questa mattina Agrippino Costa, poeta e intellettuale con un passato da militante dei Nap e poi delle Brigate Rosse; amico di Renato Curcio e Luciano...
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Dopo vent’anni trascorsi tra carcere e manicomi criminali, Agrippino Costa aveva gradualmente trasformato la sua vita, mettendo su una numerosa famiglia insieme alla moglie Lucia e coltivando la sua passione da artista e poeta. Di origini siciliane ma da decenni residente a Lecce, dopo una giovinezza estremamente movimentata, tra viaggi rocamboleschi, rapine e passione estrema per la politica, venne letteralmente "salvato" dalla poesia, che lo portò per la prima volta fuori dal carcere, come ha lui stesso raccontato in più occasioni. Non ultima nel docu-film “Ossigeno” che gli ha dedicato nel 2015 il regista Piero Cannizzaro. Ma anche grazie ad artisti come Dario Fo e Franca Rame, che lo vollero con loro nello spettacolo “Morte accidentale di un anarchico”.
D’altronde l’idealismo di fondo era già scritto nel suo primo colpo, sul lago di Ginevra nella villa del presidente della Croce Rossa internazionale per strappare una prostituta al suo protettore. Fu il colpo del secolo: oro, gioielli, soldi, preziosi dipinti, tra i quali una Venere del Botticelli e opere di Guardi e Buonconsiglio. Ma venne arrestato e da allora si portò dietro il soprannome di “rapinatore gentile”, perché durante i colpi non usava mai la violenza.
In carcere arringava i detenuti organizzando scioperi e rivolte ma scriveva anche canzoni e proprio dietro le sbarre scoprì anche il disegno e la pittura. Alcuni anni fa la stampa si occupò della sua famiglia, raccontando lo strano caso dei suoi figli: sei su dieci ballerini affermati a livello internazionale. A dare notizia della sua morte è stato il più grande di loro, Stefano, che sul profilo Facebook del padre ha scritto: “Papà ha cambiato pianeta (parole sue) stamattina. Chiunque volesse augurargli buon viaggio potrà farlo domani alle 16 nella chiesa di San Pio X (Lecce), dove si svolgeranno i funerali”.
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Quotidiano Di Puglia