Mafia, arresto annullato per difetto di notifica

Il tribunale di Lecce
L'avviso viene notificato all'avvocato sbagliato. E la decisione dei giudici - di confermare la custodia cautelare in carcere per l'accusa di mafia nei confronti di...

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L'avviso viene notificato all'avvocato sbagliato. E la decisione dei giudici - di confermare la custodia cautelare in carcere per l'accusa di mafia nei confronti di Luciano Coluccia - viene annullata. Per la seconda volta in pochi mesi. Il tutto, peraltro, quando il processo di primo grado si è già concluso con una condanna pesante per Coluccia, proprio per associazione mafiosa: nove anni di reclusione.

Il corto circuito giudiziario si è verificato nei giorni scorsi. Tutto ha origine dall'operazione Off Side della Squadra mobile di Lecce, che nel maggio scorso aveva fatto finire nel registro degli indagati nove persone, accusate di associazione per delinquere di tipo mafioso per aver truccato le partite della Pro Patria Galatina e di voler ottenere consenso sociale attraverso il calcio. Luciano Coluccia, 69 anni, di Noha (frazione di Galatina), finì ai domiciliari ma dal gip fu esclusa, ai fini delle esigenze cautelari, l'accusa di mafia. Circostanza ribaltata invece dal Riesame, cui si rivolse la Procura, che decise dunque che Luciano Coluccia dovesse finire in carcere, in attesa di giudizio, proprio per associazione mafiosa. Quella decisione del Riesame fu annullata una prima volta dalla Cassazione, che aveva stabilito che non ricorrevano i presupposti per la custodia in carcere; e rimandava a una nuova decisione del Riesame. E l'udienza davanti ai giudici leccesi, in effetti, è stata riconvocata, e si è poi tenuta, con la conferma della custodia cautelare per mafia. Ma dalla cancelleria del Tribunale l'avviso è stato notificato all'avvocato sbagliato di Luciano Coluccia. Non a quel Luigi Greco nato nel 1959, che in effetti è il difensore di fiducia dell'imputato (insieme con l'avvocato Carlo Martina), ma a un suo omonimo nato diciotto anni più tardi. A trarre in inganno il cancelliere, probabilmente, gli indirizzi di posta elettronica certificata quasi identici dei due professionisti. Tanto è bastato, tuttavia, per annullare nuovamente quel verdetto del Riesame. «L'omesso avviso dell'udienza ad uno dei due difensori di fiducia dell'imputato - scrive la Cassazione - dà luogo a una nullità di ordine generale». La questione, in ogni caso, tornerà al vaglio dei giudici leccesi. Per la terza volta.

A complicare ulteriormente la situazione, il fatto che Luciano Coluccia, nel frattempo, è stato già condannato in primo grado (con rito abbreviato) per associazione mafiosa, proprio nell'ambito dell'operazione Off Side. Il 69enne - accusato di essere un esponente del clan che porta il suo cognome - attualmente è un uomo libero: in attesa di sentenza definitiva, nei suoi confronti non c'è alcuna ordinanza di custodia cautelare che lo obblighi a stare ai domiciliari o in carcere. A decidere su quest'ultimo punto sarà il Tribunale del Riesame. Per la terza volta. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia