Il gip: «Lucio poteva uccidere ancora: personalità violenta e borderline»

Il gip: «Lucio poteva uccidere ancora: personalità violenta e borderline»
Pericoloso. Imprevedibile. Capace di altre nefandezze. Anche perché labile psichicamente. Anche perché sottoposto a tre “Trattamenti sanitari...

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Pericoloso. Imprevedibile. Capace di altre nefandezze. Anche perché labile psichicamente. Anche perché sottoposto a tre “Trattamenti sanitari obbligatori” (Tso) da gennaio ad agosto di quest’anno. Parla di una personalità violenta e del pericolo di fuga, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale per minorenni, Ada Colluto, nell’ordinanza di convalida del fermo del giovane di Alessano reoconfesso dell’omicidio della fidanzata Noemi Durini.

L.M., 17 anni, è stato intanto trasferito ieri mattina dall’“Istituto per minori” (Ipm) di Monteroni. Il giudice ha disposto che venga accolto in un Ipm fuori regione ed attrezzato con attività di sostegno e di controllo che tengano conto di un minore sott’inchiesta con l’accusa di aver ucciso la fidanzata di 16 anni a colpi di coltello e di pietra. Noemi avrebbe voluto troncare la relazione andata avanti per un anno, il movente individuato dall’inchiesta condotta dalle Procure per i minorenni ed ordinaria con i carabinieri.
Deve comunque restare recluso, l’indagato: perché potrebbe fare ancora azioni violente. «Vi è pure il pericolo concreto ed attuale che L.M. commetta altri gravi delitti con l’uso dei mezzi di violenza personale», ha rimarcato il giudice nella parte dell’ordinanza che riguarda le esigenze cautelari. «In considerazione del labile movente e delle modalità crudeli dell’omicidio di Noemi Durini. E della sua personalità sopra descritta, che lo portano a risolvere le situazioni soggettivamente intollerabili, con azioni violente anche sulla sua persona».
Altra ragione che ha indotto il giudice ad accogliere la richiesta di misura cautelare è la possibilità che L.M. potesse fuggire. Potesse rendersi irreperibile. Una possibilità concreta, seppure sia stato il ragazzo la mattina di mercoledì scorso a chiedere di parlare con i carabinieri per ammettere di aver ucciso la fidanzata e per fare ritrovare il corpo? Al netto della strategia della pressione messa in atto dai carabinieri con le perquisizioni in casa e l’imputazione di omicidio volontario, il giudice Colluto ha sostenuto che ci sia il pericolo che l’indagato possa cambiare nuovamente atteggiamento (in precedenza aveva negato tutto, fornendo altre due versioni sulla scomparsa di Noemi). Che non resti coerente: «Egli è stato sottoposto a tre Tso e dalla relazione di consulenza neuropsichiatrica e psicologica del “Dipartimento di salute mentale” della Asl in data 14 settembre, risulta, come ipotesi diagnostica, che presenta una “organizzazione borderline di personalità in soggetto con capacità intellettiva al limite”. Emergono così elementi di labilità psichica, i quali rendono concreta la possibilità che egli non rimanga coerente in quel suo atteggiamento rispetto alla vicenda e si renda irreperibile».
Il giudice fa cenno anche al clima di odio e di vendetta creatosi attorno a L.M. ed alla sua famiglia. Quel clima di giustizia sommaria, quel rigurgito forcaiolo emerso già pochi minuti dopo il ritrovamento del cadavere di Noemi, fra la folla assiepata lungo la strada da Castrignano del capo e Santa Maria di Leuca, a poche centinaia di metri dalle campagne di contrada San Giuseppe dove il corpo della ragazza era stato nascosto sotto un cumulo di pietre.

«Magari anche per cercare di risolvere a suo modo la situazione di totale avversione sociale che avverte nei confronti suoi e della sua famiglia. Considerato che il suo equilibrio psico-fisico e le sue modalità comportamentali tendenti all’impulsività ed alla disregolazione della condotta, possono peraltro risentire del ricorso all’uso di sostanze stupefacenti ed all’assunzione smodata di bevande alcoliche, pure ampiamente emersi». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia