Resort a San Cataldo: «Progetto irrealizzabile, necessarie modifiche»

Resort a San Cataldo: «Progetto irrealizzabile, necessarie modifiche»
Solo interventi di manutenzione ordinaria sul rudere di San Cataldo che a partire dal 1958 e per molti anni portò il nome di “Hotel Bellavista”. E che la...

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Solo interventi di manutenzione ordinaria sul rudere di San Cataldo che a partire dal 1958 e per molti anni portò il nome di “Hotel Bellavista”. E che la società “F31” vorrebbe trasformare in “Aparhotel” con 120 posti letto, 40 camere, ristorante e piscina. 

Lo dice, in sintesi, l’ingegnere Pierpaolo Fiorentino, nella consulenza depositata in Procura e trasmessa da questo ufficio a Palazzo Carafa per fare presente che non è realizzabile il progetto della “F31” vagliato dalla Conferenza dei servizi, dalla Commissione urbanistica e dal Consiglio comunale. Il consulente, inoltre taccia di inerzia l’amministrazione comunale sulla pianificazione urbanistica di San Cataldo.
Perché la Procura boccia il progetto dell’“Aparhotel”? Perché la volumetria risulterebbe sovradimensionata. Perché se il lungomare di San Cataldo entrerà a far parte del parco costiero, l’altezza dell’attuale rudere sarebbe eccessiva: «Incompatibile con le caratteristiche della zona boscata di riconosciuto valore paesaggistico». 
E fornisce altre indicazioni, il consulente nominato dal procuratore aggiunto Antonio De Donno e dal sostituto Antonio Negro, nell’inchiesta nata sulla falsa delega contestata al consigliere comunale Roberto Martella (per lui c’è richiesta di rinvio a giudizio) nella Commissione urbanistica del 21 e del 23 gennaio 2014 che diede parere favorevole al progetto. Otto in tutto gli indagati, per sette è stata chiesta l’archiviazione anche a seguito della memoria presentata dagli avvocati Massimo Manfreda e Pierluigi Portaluri per conto dell’amministratrice della “F31”, Maria Domenica Fauzzi: la perizia del compianto ingegnere Francesco Pellegrino e di Mariella Giordano, ha messo in luce che le volumetrie dell’“Aparhotel” risulterebbero viziate dai dati errati comunicati dall’Agenzia del Demanio, nel contratto sottoscritto con la “F31” per la vendita del rudere dell’“Hotel Bellavista”. Quelle volumetrie contestate anche dall’ingegnere Fiorentino nella consulenza affidatagli dalla Procura.
 
Gli altri rilievi del consulente riguardano alcune omissioni che sarebbero state fatte dal responsabile unico del progetto e dal dirigente dell’Ufficio Tecnico: primo, la mancanza del parere di conformità alle norme di prevenzione incendi, da parte dei vigili del fuoco. Secondo: l’assenza di un sistema di raccolta e smaltimento delle acque reflue. Il Comune, pertanto, avrebbe dovuto realizzare un nuovo collettore da collegare alla rete fognante. Terzo: l’area destinata a parcheggi ed a verde pubblico, collocata sulla litoranea per le Cesine, sarebbe risultata insufficiente.

Infine, alcune osservazioni sulla pianificazione urbanistica di San Cataldo: «Per giustificare il ricorso alla variante urbanistica in zona F39 (quella del resort di “F31”, ndr), il responsabile unico del procedimento ed il dirigente dell’Ufficio Tecnico avrebbero dovuto, prima di tutto, dimostrare quali fossero i motivi per i quali quattro zone F27, destinate alla realizzazione di attrezzature turistico-ricettive, completamente inedificate, fossero inedificabili o comunque ritenuti insufficienti all’edificazione di un complesso edilizio del tipo di quello proposto nel progetto di ristrutturazione. Cioè, denunciare apertamente l’inadeguatezza della pianificazione urbanistica prevista dal piano regolatore vigente nella marina di San Cataldo e l’inerzia dell’amministrazione comunale a prendere provvedimenti». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia