Trasporti pubblici nel Salento, raccolte 700 firme. Ma intanto scompaiono altri treni

Trasporti pubblici nel Salento, raccolte 700 firme. Ma intanto scompaiono altri treni
Quasi 700 firme raccolte in meno di quattro giorni e un grido di protesta che si leva sempre più forte di ora in ora: «Vogliamo un miglioramento dei trasporti...

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Quasi 700 firme raccolte in meno di quattro giorni e un grido di protesta che si leva sempre più forte di ora in ora: «Vogliamo un miglioramento dei trasporti pubblici nel Salento». Destinatari della petizione lanciata sulla piattaforma Change.org sono il governatore di Puglia Michele Emiliano e l’assessore regionale ai Trasporti Giovanni Giannini. Proprio a loro ha pensato nei giorni scorsi Maria Cristina Mariano, la promotrice della raccolta firme on line. Alla 29enne di Otranto, infatti, proprio non è andato giù il fatto di essere costretta ad attendere due ore sotto il sole e salire e scendere da due treni solo per poter percorrere i 50 km che separano la città dei Martiri da Lecce e sostenere un colloquio di lavoro. Ecco perchè ha deciso di lanciare un ”segnale di fumo” alla Regione attraverso la rete e i social.


«Otranto e molti altri paesi dell'entroterra salentino sono quasi completamente abbandonati a loro stessi dal punto di vista dei mezzi di trasporto - ha scritto la Mariano nel testo della petizione indirizzata a Emiliano e Giannini - In particolare nella stagione estiva, ad eccezione delle linee della Salento In bus, molti treni sono stati soppressi per via della chiusura delle scuole. I pedoni, studenti universitari, lavoratori, ma anche turisti o chiunque abbia bisogno di spostarsi da un paese all'altro, o anche verso Maglie e Lecce, hanno bisogno di maggior servizio. Non tutti abbiamo a disposizione un'automobile o anche la patente per poterci spostare con i nostri mezzi di trasporto». Poi l’istanza conclusiva che hanno già condiviso quasi 700 cittadini: «Vogliamo un miglioramento dei trasporti, un aumento delle corse per riuscire ad adempiere alle nostre esigenze. Non vogliamo un'attività pari a quella delle grandi città, ma quanto meno che sia possibile muoversi senza dover perdere un'intera giornata per percorrere qualche decina di chilometri».

Basta viaggi della speranza per i pendolari salentini, dunque. E basta arrivare tardi in ufficio per colpa di ”convogli lumaca” e ”treni fantasma”. Proprio come accade puntualmente ogni anno a partire dal luglio a un’impiegata del Cnr. Originaria di Pisa e residente a Palmariggi, la pendolare ogni mattina è costretta a svegliarsi alle 5 per raggiungere in macchina la stazione di Maglie e salire a bordo del treno delle Ferrovie Sud Est che parte alle 6.42. Arrivo previsto a Lecce alle 7.30, salvo ritardi. Poi un corsa a piedi verso la Chiesa dell’Itria per prendere al volo un bus di Sgm che conduce a Ecotekne e timbrare il cartellino giusto in tempo per le 8. «Lo so, è una sfacchinata - si sfoga l’impiegata - Ma è l’unica possibilità che ho per recarmi in ufficio. Sono invalida civile al 100% e ho diritto all’abbonamento gratuito ma l’azienda Stp a cui mi sono rivolta in precedenza non prevedeva alcun tipo di agevolazione. Non avevo scelta: avrei dovuto spendere 90 euro al mese oppure rivolgermi a Fse».


La pendolare, però, non si lamenta: ormai sembra essersi rassegnata all’idea di svegliarsi ogni giorno all’alba pur di riuscire ad arrivare in ufficio in tempo. Ciò che la signora toscana proprio non riesce a digerire, però, è il fatto di dover timbrare il cartellino con mezz’ora di ritardo all’inizio di luglio e per tutta l’estate. «Seppure Fse a parole ci garantisca la corsa delle 6.42 da Maglie e lo confermi anche attraverso il sito on line, nei fatti il treno non passa. La corsa viene soppressa alla fine dell’anno scolastico per poi essere ripristinata a settembre. E non c’è modo di avere informazioni puntuali al riguardo. Così dobbiamo attendere il convoglio delle 7.05 che arriva a Lecce alle 7.42. Ciò significa arrivare in ufficio ogni giorno con mezz’ora di ritardo. E’ una vergogna. Forse i dirigenti di Fse immaginano che nel Salento siamo tutti in ferie per tre mesi? Se per loro è così, ce lo dicano e andremo tutti a lavorare da loro. Intanto, però, noi siamo costretti a vivere un’odissea al giorno”. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia