Inghiottì una protesi dentaria: muore dopo 4 mesi di coma

Inghiottì una protesi dentaria: muore dopo 4 mesi di coma
Muore dopo aver ingerito accidentalmente una protesi dentaria. Muore dopo quattro mesi di agonia. Non ce l’ha fatta la donna che intanto era entrata in coma. Maria Teresa...

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Muore dopo aver ingerito accidentalmente una protesi dentaria. Muore dopo quattro mesi di agonia. Non ce l’ha fatta la donna che intanto era entrata in coma. Maria Teresa Chirizzi 71enne leccese, è infatti deceduta in una clinica privata. In coma e quindi in uno stato completamente vegetativo. 

Ed ora a seguito alla morte, potrebbe ora aggravarsi la posizione del medico già indagato per lesioni colpose gravissime nel fascicolo aperto in Procura dal pubblico ministero Maria Vallefuoco. 
Questa vicenda conclusasi tragicamente risale all’11 novembre scorso. Secondo quanto riportato nero su bianco in un esposto presentato dal marito e dalle figlie della donna, la Chirizzi era a tavola quando all’improvviso le si staccò una parte della protesi dentale, che ingoiò inavvertitamente. I familiari la accompagnarono subito nel Pronto soccorso dell’ospedale “Vito Fazzi” di Lecce, dove da lì venne poi trasferita nel reparto di Endoscopia. Il medico tentò di recuperare dallo stomaco la protesi, ma probabilmente - dice questo la denuncia presentata dai familiari e l’inchiesta penale lo sta chiarendo - a causa di una manovra errata la donna è finita in “ipossìa”.
 
Si tratta di una condizione patologica determinata dalla mancanza di ossigeno nell’intero organismo. Da quel momento la donna entrò in uno stato di coma dal quale non si è mai risvegliata. La protesi fu poi recuperata da un medico rianimatore. Dopo alcuni giorni di ricovero al “Vito Fazzi” di Lecce, la Chirizzi venne trasferita in una clinica privata in cui è stata ricoverata in lungo degenza fino al tragico epilogo. 
Dopo la denuncia dei familiari della donna, assistiti dall’avvocato Anna Maria Ciardo, la Procura di Lecce aprì un’indagine. Ed il sostituto procuratore Vallefuoco iscrisse nel registro degli indagati il nome del medico endoscopista. L’uomo, la cui posizione, alla luce dei fatti potrebbe aggravarsi, è difeso dall’avvocato Luigi Covella: per ora risponde dell’accusa di lesioni personali gravissime.

Lo scorso dicembre venne incaricato il medico legale Roberto Vaglio di eseguire una consulenza sulla compatibilità delle lesioni riportate dall’anziana con la condotta del medico. La relazione però non è stata ancora depositata. Il documento potrà certamente chiarire la condotta del camice bianco e dare una svolta a questa inchiesta. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia